mercoledì 14 gennaio 2009

Una cura per l'AIDS dalla Tanzania - Un'altra Africa

…"Ci meravigliamo ogni volta che sentiamo dire: "Questo medicinale manca", mentre nella maggior parte dei casi il rimedio della cui mancanza ci lamentiamo è lì, nel piazzale del dispensario o dell'ospedale. Quale è la sorpresa nel vedere che l'Africa continua ad acquistare medicinali all'estero invece di essere, come dovrebbe, uno dei grandi produttori ed esportatori di prodotti farmaceutici. In realtà, essa ha tutto sul suo territorio. Ciò che le manca sono dei laboratori di ricerca ben attrezzati e degli specialisti seri animati da un profondo spirito di scoperta."…
Dominique Traoré Vice Presidente dell’Institut Pasteur, Parigi 1965


Una terapia per il cancro e l' Aids a base di foglie, cortecce e radici?
Pare che esista e, sebbene le piante curative necessarie siano ancora oggetto di ricerca ed analisi in Africa Orientale ed in Italia, lo dimostrano i numerosi casi in cui il virus regredisce, casi che si moltiplicano di settimana in settimana nel cuore della Tanzania.
A trovare la potenziale cura sono stati due guaritori tradizionali: Mama Fatume nota agli ospedali di tutto il Paese per la sua ricetta delle 41 piante, capace, appunto, di curare l' Aids, ed Elias, il guaritore Masai del villaggio di Ngarenanyki.
Entrambi, assieme ad altri esperti di medicina tradizionale sono stati ufficialmente riconosciuti dal governo della Tanzania ed ammessi ad esercitare liberamente grazie alle loro capacità diagnostiche e curative: nonostante molti guaritori siano analfabeti, hanno nozioni approfondite di anatomia e fisiologia; conoscono gli organi e il loro funzionamento e sono in grado di diagnosticare anche malattie complesse, tra cui alcune forme di cancro; ulteriore dimostrazione delle loro competenze è data dal fatto che scelgono piante che contengono gli stessi principi attivi utilizzati in farmacologia, ed in alcuni casi anche principi ancora sconosciuti. Ormai persino gli ospedali consigliano ai pazienti terminali di rivolgersi ai guaritori perché in Tanzania, medicina moderna e tradizionale stanno imparando a collaborare per migliorare il servizio sanitario nazionale, scambiandosi i pazienti per diagnosi e terapie.
La biodiversità e la pratica della medicina tradizionale, parte dell'eredità indigena, naturale e culturale, rappresentano un’opportunità di sviluppo per l’intero Paese, ed una fonte di speranza per tutto il Continente: diventa dunque di fondamentale importanza riuscire a tutelarle ed a promuoverle.
A tal fine è nato negli ultimi anni il progetto “Conservazione e Valorizzazione delle Risorse Fito - Genetiche e della Conoscenza Medica Tradizionale in Tanzania”, finanziato dal Ministero degli Esteri Italiano ed eseguito congiuntamente da CINS (Cooperazione Italiana Nord Sud) e AAF (Associazione Africa Futura). Nell’ambito di questo progetto è stato costruito ed attrezzato, nel villaggio di Ngongongare un laboratorio di ricerca allo scopo di catalogare e salvaguardare le piante usate dai guaritori tradizionali, creando una piccola attività commerciale - un vivaio gestito dalle donne del villaggio in cui coltivare e vendere le piante che oggi i guaritori raccolgono in natura, percorrendo anche centinaia di chilometri – e moltiplicando le possibilità tecnologiche, i metodi conoscitivi e di ricerca e le relazioni internazionali indispensabili per trasformare il potenziale originario basato sulla biodiversità e sulle conoscenze tradizionali ad essa associate, in concreta risorsa economica e sociale per l’intero Paese.
Per maggiori informazioni http://www.tanzaniabiodiversity.com/


fonte Alessandra Viola - La Repubblica
foto da http://www.tanzaniabiodiversity.com/gallery.php

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