venerdì 30 gennaio 2009

I giovani Ghetto Reporter del The Big Issue Kenya - Un'altra Africa

Mai sentito parlare di Ghetto Reporters?? Ebbene, i ghetto reporters sono loro, i giovani professionisti del The Big Issue Kenya.


Ghetto Reporters è un gruppo di giornalisti degli insediamenti informali di Nairobi (meglio noti come baraccopoli), che lavorano dal 2007 per diffondere l’informazione quotidiana nelle proprie comunità.
Sempre più spesso i media tendono ad ignorare tutta quella fascia di popolazione che vive per le strade, senza un tetto, che è esposta a pericoli di ogni genere, all’HIV ed AIDS e ad altri rischi sanitari, a discriminazione ingiustificata, a dipendenza da droghe, ed alla conseguente impossibilità di uscire da questa situazione mai scelta. Per quanto sia impossibile eliminare completamente simili problemi, si rende sempre più necessario denunciarne l’esistenza e spiegarne il significato profondo e le difficili implicazioni che comportano, per porre fine a questa "conveniente" povertà di notizie ed informazioni riguardanti gli slum.
E’ sulla base di questa esigenza che è nata The Big Issue Kenya, una rivista di strada ma anche e soprattutto un’organizzazione sociale impegnata nel campo dell’informazione e dell’auto-riscatto di disoccupati, senza tetto e di tutti gli emarginati della società.
Gli obiettivi principali del The Big Issue Kenya, consistono nel:
- Offrire opportunità di sviluppo, e di auto-impiego per permettere ad adulti emarginati di convertire la propria esclusione sociale in auto-sufficienza.
- Essere una piattaforma mediatica indipendente che promuove un’etica di responsabilità sociale. - Raggiungere una certa auto-sostenibilità organizzativa tramite attività sociali redditizie.
- Aiutare le comunità delle baraccopoli a sviluppare le proprie capacità
- Essere al servizio di organizzazioni internazionali impegnate in maniera innovativa negli slum di Nairobi
La principale attività dei Ghetto Reporter consiste nell’informare sugli avvenimenti quotidiani all’interno delle baraccopoli, che ciascun componente del gruppo rappresenta (Kibera, Korogocho, Mathare, Soweto Kahawa, Kangemi, Embakasi, Mukuru, Dandora, Kawangware, Mitumba, Kwa Njenga, Kwa Reuben, Kayole). I giovani reporter, infatti, raccolgono notizie negli slum e le riportano alle agenzie giornalistiche di cui sono partner (talvolta le pubblicano direttamente sul proprio sito all’indirizzo http://www.thebigissuekenya.org/) Le news e le informazioni, comprese statistiche, documentari e fatti del giorno, vengono pubblicate settimanalmente. Attualmente il gruppo conduce alla Radio Waumini un programma di 15 minuti, intitolato "Slums Diary", che va in onda ogni lunedì alle 21.30 riportando le notizie più importanti della settimana dalle differenti baraccopoli di Nairobi.
I membri di Ghetto Reporters stanno accumulando conoscenze approfondite ed una vastissima esperienza sul campo: sono dunque in grado di mettere le proprie capacità a disposizione di progetti di ricerca, al fine di produrre benefici concreti per la comunità ed aiutarla ad affrontare problemi complessi con un approccio partecipativo e critico.Tramite documentari fotografici, interviste e focus group per ricerche qualitative, racconti e storie orali, mappe di comunità e sondaggi, si affrontano temi delicati ma di cruciale e quotidiana importanza quali sfratti forzati, HIV/AIDS, Governance, e questioni legate alla riduzione della povertà con particolare attenzione ai giovani.
I Ghetto Reporters sono inoltre in prima linea nel restituire un’immagine dignitosa e sana agli insediamenti informali di Nairobi, per cui, in collaborazione con i residenti e con varie associazioni comunitarie di base, i nostri giovani giornalisti organizzano spesso momenti di pulizia comunitaria dei diversi slum, oltre a campagne ambientali con un occhio di riguardo alla questione dell'immondizia.

Da non dimenticare poi che Ghetto reporters, con il supporto di altri partner, si occupa anche di organizzare eventi per la comunità, come conferenze, campagne, forum per la pace, formazione, etc..tutte iniziative finalizzate ad offrire ai giovani della comunità l’opportunità di sfruttare il proprio talento partecipando ad attività sportive, artistiche e culturali.

La loro prossima impresa sarà la scalata del Kilimanjaro assieme a giovani di tutto il mondo..e con gioia, noi saremo al loro fianco!

Per ulteriori informazioni visitate il sito http://www.thebigissuekenya.org/ o tornate a trovarci su questo blog dove a breve pubblicheremo il programma dell’iniziativa Climbing Kilimanjaro for Peace – The Big Experience.
I nostri ringraziamenti e complimenti a Cosmas M. Nduva per Kibera, ed a tutti gli altri Ghetto Reporter: Lucy Kilonzo per Embakasi, Nicholas Wamae per Soweto Kahawa, Fred Adino per Dandora, Oluoch O. Japheth per Korogocho, Sarah A. Achieng per Mukuru Kwa Njenga, Elizabeth Nduva per Mukuru Kwa Reuben, Easther Thiong’o per Deep Sea, Nancy Adhiambo per Huruma, Martin Njuguna per Kibera, Kelvin Odhiambo per Kariobangi, Bernard Adera per Kariobangi, Stephen Waema per Kibera, Mercy Wanjiru per Korogocho, Danchris Ochieng per Kawangware, Paul Njogu per Mattare, Calystus Mutuku per Mattare.

mercoledì 21 gennaio 2009

NO AFRICOM a Napoli e Vicenza

Ci rendiamo conto che tante sofferenze sono dovute alle scelte militaristiche dei nostri governi?
Un esempio incredibile è l’annuncio fatto poco prima di Natale dal nostro Ministro degli Esteri Frattini, che AFRICOM, il supremo comando Americano per le truppe di terra e di mare per l’Africa, troverà posto a Napoli e a Vicenza.
Africom, creato dal presidente Bush e inaugurato il primo ottobre 2008 a Stoccarda, è guidato dal generale afro-americano William “Kid” Ward. Il generale ha speso il 2008 a cercare una base per questo Comando in Africa. Ma la forte azione diplomatica del Sudafrica contro la presenza di Africom nel continente, ha impedito agli USA di trovarla.
Come ultima chance gli americani hanno pensato di trovarla nel paese più vicino all’Africa, la Spagna ed esattamente a Rota (Cadice), ma Zapatero si è opposto. Non rimaneva che l’Italia! E il governo Berlusconi è stato ben felice di dare il benvenuto ad Africom a Vicenza e a Napoli. Il ministro Frattini ha anche detto che si tratta di “strutture di comando che operano nel quadro NATO”. Bugia! Il comando Africom è uno dei sei comandi unificati del Pentagono. Frattini ha inoltre dichiarato che non ci sono truppe da combattimento, ma solo componenti civili. Altra bugia! Africom ha come scopo la lotta al terrorismo e l’addestramento dei militari africani oltre alla protezione degli enormi interessi americani in Africa.
E proprio per potenziare Africom, gli USA hanno costituito due nuovi corpi: i Marines per l’Africa (MAFORAF) e il Diciassettesimo Stormo dell’aeronautica militare USA con il nome di AFAFRICA. Quest’ultimo opererà soprattutto da Vicenza e Sigonella, oggi la più grande base aerea nel Mediterraneo. Le forze armate USA hanno fatto già sapere che 750 militari verranno assegnati a Napoli e a Vicenza. Frattini ha anche detto che la scelta del governo è stata presa dopo aver informato i paesi africani che hanno espresso grande supporto per questa decisione! Strana democrazia quella del governo Berlusconi che tiene nascosta una tale decisione al Parlamento e consulta invece i governi africani!
Il nostro Governo dando il suo consenso a Washington contribuisce ad una nuova operazione di stampo neocoloniale mirante al controllo delle aree strategiche dell’Africa.
Le domande che sorgono sono molte e inquietanti sia per il nostro governo e parlamento, sia per le amministrazioni della Campania e di Napoli, sia per la chiesa italiana.
Governo e parlamento: in quali sedi e con quali procedure è stata presa questa decisione di grande importanza strategica? Perché il Parlamento italiano non è stato informato e non c’è stato nessun dibattito parlamentare? Il PD ha qualcosa da dire a riguardo?Oppure c’è un accordo bipartisan su tutto questo?
Regione Campania e Comune di Napoli: la regione campana, nella persona del suo presidente Bassolino, è stata almeno consultata? E la sindaca di Napoli, Rosa Iervolino, è stata almeno interpellata, dato che Africom sarà posizionato a Napoli?
Chiesa italiana: come mai che la CEI non ha alcuna parola da dire su scelte militaristiche così scellerate?
Come mai gli istituti missionari e le realtà missionarie laicali come la FOCSIV non reagiscono a decisioni militaristiche così gravi?Come facciamo ad inviare missionari, suore, laici in Africa se non denunciamo scelte come queste che rendono l’Africa sempre più schiava e sfruttata?
Alex Zanotelli, Napoli, 6/01/2009

mercoledì 14 gennaio 2009

Una cura per l'AIDS dalla Tanzania - Un'altra Africa

…"Ci meravigliamo ogni volta che sentiamo dire: "Questo medicinale manca", mentre nella maggior parte dei casi il rimedio della cui mancanza ci lamentiamo è lì, nel piazzale del dispensario o dell'ospedale. Quale è la sorpresa nel vedere che l'Africa continua ad acquistare medicinali all'estero invece di essere, come dovrebbe, uno dei grandi produttori ed esportatori di prodotti farmaceutici. In realtà, essa ha tutto sul suo territorio. Ciò che le manca sono dei laboratori di ricerca ben attrezzati e degli specialisti seri animati da un profondo spirito di scoperta."…
Dominique Traoré Vice Presidente dell’Institut Pasteur, Parigi 1965


Una terapia per il cancro e l' Aids a base di foglie, cortecce e radici?
Pare che esista e, sebbene le piante curative necessarie siano ancora oggetto di ricerca ed analisi in Africa Orientale ed in Italia, lo dimostrano i numerosi casi in cui il virus regredisce, casi che si moltiplicano di settimana in settimana nel cuore della Tanzania.
A trovare la potenziale cura sono stati due guaritori tradizionali: Mama Fatume nota agli ospedali di tutto il Paese per la sua ricetta delle 41 piante, capace, appunto, di curare l' Aids, ed Elias, il guaritore Masai del villaggio di Ngarenanyki.
Entrambi, assieme ad altri esperti di medicina tradizionale sono stati ufficialmente riconosciuti dal governo della Tanzania ed ammessi ad esercitare liberamente grazie alle loro capacità diagnostiche e curative: nonostante molti guaritori siano analfabeti, hanno nozioni approfondite di anatomia e fisiologia; conoscono gli organi e il loro funzionamento e sono in grado di diagnosticare anche malattie complesse, tra cui alcune forme di cancro; ulteriore dimostrazione delle loro competenze è data dal fatto che scelgono piante che contengono gli stessi principi attivi utilizzati in farmacologia, ed in alcuni casi anche principi ancora sconosciuti. Ormai persino gli ospedali consigliano ai pazienti terminali di rivolgersi ai guaritori perché in Tanzania, medicina moderna e tradizionale stanno imparando a collaborare per migliorare il servizio sanitario nazionale, scambiandosi i pazienti per diagnosi e terapie.
La biodiversità e la pratica della medicina tradizionale, parte dell'eredità indigena, naturale e culturale, rappresentano un’opportunità di sviluppo per l’intero Paese, ed una fonte di speranza per tutto il Continente: diventa dunque di fondamentale importanza riuscire a tutelarle ed a promuoverle.
A tal fine è nato negli ultimi anni il progetto “Conservazione e Valorizzazione delle Risorse Fito - Genetiche e della Conoscenza Medica Tradizionale in Tanzania”, finanziato dal Ministero degli Esteri Italiano ed eseguito congiuntamente da CINS (Cooperazione Italiana Nord Sud) e AAF (Associazione Africa Futura). Nell’ambito di questo progetto è stato costruito ed attrezzato, nel villaggio di Ngongongare un laboratorio di ricerca allo scopo di catalogare e salvaguardare le piante usate dai guaritori tradizionali, creando una piccola attività commerciale - un vivaio gestito dalle donne del villaggio in cui coltivare e vendere le piante che oggi i guaritori raccolgono in natura, percorrendo anche centinaia di chilometri – e moltiplicando le possibilità tecnologiche, i metodi conoscitivi e di ricerca e le relazioni internazionali indispensabili per trasformare il potenziale originario basato sulla biodiversità e sulle conoscenze tradizionali ad essa associate, in concreta risorsa economica e sociale per l’intero Paese.
Per maggiori informazioni http://www.tanzaniabiodiversity.com/


fonte Alessandra Viola - La Repubblica
foto da http://www.tanzaniabiodiversity.com/gallery.php

venerdì 9 gennaio 2009

E' in arrivo...FESPACO - le Festival Panafricain du cinéma et de la Télévision de Ouagadougou - Un'altra Africa

«L’Africa deve poter creare le sue proprie immagini, al fine di offrire a livello internazionale la sua visione del mondo. La proliferazione di antenne paraboliche porta immagini provenienti da altrove che sommergono il nostro continente e spesso forgiano i modi di pensare dei nostri giovani. Una nostra maggiore produzione cinematografica e audiovisiva permetterà alla cultura africana di raggiungere questa giovane generazione che ne ha bisogno».

Queste le parole con cui Baba Hama, delegato generale del FESPACO, il Festival Panafricain du cinéma et de la Télévision de Ouagadougou, ha presentato la scorsa edizione della manifestazione.
Il FESPACO, il più importante Festival del Cinema Africano, ogni due anni raduna in Burkina Faso i migliori registi del continente per un’affascinante competizione che celebra la cultura africana.
La biennale di Ouaga, ormai giunta alla XXI edizione, festeggerà quest’anno il suo 40° compleanno. Dal 1969 infatti anima le vie della capitale burkinabé con migliaia di registi, critici e giornalisti provenienti da tutto il Continente e non solo, e con oltre duecento film in gara, nella stessa intensa settimana, affronta temi molto importanti quali: il dilemma tra innovazione e tradizione, l’emancipazione femminile, il passato da non dimenticare, l’immigrazione, la storia, il desiderio di perdono e riconciliazione, il ruolo delle religioni nella società e le speranze della quotidianità.
Quest’anno il FESPACO si svolgerà dal 28 febbraio al 7 marzo sotto la direzione di Michel Ouedraogo, e contribuirà ancora una volta a promuovere, diffondere e tutelare la cinematografia Africana, intesa come mezzo d’espressione, educazione e coscientizzazione.
Per informazioni ed iscrizioni potete consultare il sito ufficiale del festival http://www.fespaco.bf/




martedì 6 gennaio 2009

Lettera da un folletto della foresta


Ambositra, 4 gennaio 2009

Non mi è bastato per niente potervi scrivere due righe di auguri per potere accomplire il mio compito e potermi congedare da voi, solo perchè a natale è consuetudine fare così...per raggiungere la sufficieza ma non il massimo, per essere soddisfatti ma non felici...viviamo in un mondo di comodo e le nostre vite cercano in ogni modo di recintarsi in questo spazio egoistico governato dalla pigrizia e mancanza di volontà...parole dure per chi ha voglia di interrogarsi perchè nel mondo esistono così tante ingiustizie e perchè noi non riusciamo a mettere un minimo di ordine in questo “sviluppo” che ci ha completamente esternato da ciò che è essenziale...potevo essere più simpatico scrivendovi due righe di auguri e felicitazioni per questo anno 2009 che verrà, ma se quest’anno che verrà deve essere uguale a quello che è passato senza che le persone che hanno sofferto possano soffrire un minimo di meno, senza che l’acqua dei mari e dei fiumi possa essere meno inquinata, senza che le foreste e la biodiversità che ci vive possano essere meno tartassate, allora preferisco dirvi chiaramente che il nostro modello di vita è la causa di tutto questo e che la nostra responsabilità non è minore di chi la sofferenza la provoca con la violenza...non sentiamoci estranei da tutto questo perchè non lo siamo e se pensiamo che lavorare otto ore al giorno ci esula dalla responsabilità di contrastare tutte le ingiustizie che ci sono nel mondo allora siamo nel torto, siamo vigliacci e saremo degli eterni infelici che tornano stanchi alla sera dal lavoro si accomodano sul divano a vedersi il mondo dalla televisione e a natale ci si ritorna a fare gli auguri di pace e di un felice anno nuovo...no, basta! Alziamoci, la felicità deve vedersi dai pori della nostra pelle, la gioia deve leggersi nello splendore dei nostri occhi e la pace deve essere gridata ai quattro venti fino a che non si stancheranno delle nostre grida...vogliamo un mondo diverso...affrontiamolo come possiamo questo nostro nuovo obbiettivo, ognuno con le sue possibilità e capacità...chi può dare 1 dia 1, chi può dare mille dia mille, chi può perdere la vita per una migliore la perda...non ci dobbiamo caricare di carichi troppo pesanti, carichi non nostri ed estranei ma dobbiamo combattere sui fronti che a noi sono più famigliari...svuotiamo le nostre dispense dai cibi che sappiamo avere impatti negativi sull’ambiente, svuotiamo il nostro corpo e i nostri pensieri dal superfluo, allontaniamoci dalle conversazioni inutili e incostruttive, dalle compagnie noiose e ignoranti, dalle abitudini abitudinarie e senza senso...limitarci nei nostri abusi non significa privarci del piacere di quella cosa ma dare alla cosa più importanza e gustarla molto di più al momento del suo consumo...non si deve approcciare la sobrietà per soffrire ma per dare maggiore valore alle cose...sapere che una persona del Madagascar non conoscerà mai il gusto del prosciutto o del parmigiano reggiano o dell’olio di oliva ci può fare riflettere sulla grandiosità del momento in cui noi possiamo gustare quelle cose...e come questi esempi per tutte le azioni che svolgiamo durante la nostra vita quotidiana, dal condurre l’automobile, dal guardare la televisione, dal prendere il treno, dall’andare al ristorante, dal comprare un vestito nuovo, dal farsi una vacanza al mare, in montagna o in un paese straniero, dal vederci un film al cinema, una partita di calcio, uno spettacolo a teatro, dall'abbracciare il proprio figlio, i propri genitori, la propria fidanzata, dal bersi un bicchiere d’acqua dal frigor, dal sedersi su di un water per fare i propri bisogni....tutto questo la maggior parte delle persone di questo mondo non possono permerresi di farlo! Non è lecito dare per scontato nulla ma tutto va analizzato nei suoi minimi particolari, perchè ogni nostra azione, ogni nostra abitudine e capriccio trovino in noi lo scoglio della loro analisi...coscientizzarsi per tutto e in tutto...chiedersi il perchè e per come...perchè io posso...perchè loro no...perchè costa tanto...perchè non costa niente...perchè per mangiare un cioccolatino devo scartare tre confezioni diverse e perchè per fare un bisogno in qualsiasi stazione italiana devo pagare dei soldi mentre urinare nel giardino della stazione è vietato?...perchè non ci sono più fontane nelle nostre città e perchè le sorgenti sono sempre meno? Perchè perchè e perchè?...quello che deve prevalere è il nostro orgoglio per scaravoltare quelli che i piedi ce li vogliono mettere in testa e mostrargli che possiamo anche fare senza di loro, perchè ai nostri perchè noi abbiamo trovato la nostra risposta che come dice un tipo di nome Thic Nhat Hanh “Ogni volta che respiriamo coscientemente, che facciamo un passo con consapevolezza, ogni volta che sorridiamo, contribuiamo positivamente alla pace, abbiamo fatto un passo verso la pace nel mondo" e i nostri perchè e la nostra coscentizzazzione ci devono solo aiutare a fare un passo verso la nostra gioia interiore che non sarà mai svincolata da tutti gli esseri sofferenti e indifesi che vivono su questa terra...viviamo e lottiamo insieme a queste persone. Pur non conoscendoci e pur essendo a migliaia di chilometri di distanza, abbiamo entrambi la sola umile e povera pretesa che il mondo sia un po meno peggiore di quello che era un secondo prima.