martedì 25 maggio 2010

CAMPO INTERNAZIONALE DI LARACHE

L’associazione Pateras de la Vida
per lo sviluppo e la cultura nel nord del Marocco

e il gruppo Intersindical Canaria
Organizzano
Dal 10 al 20 Luglio 2010
IL IV CAMPO INTERNAZIONALE DI LARACHE

Per il quarto anno consecutivo, anche quest’estate è in arrivo il campo internazionale di Larache … 10 giorni di condivisione, dibattiti, sensibilizzazione e divertimento per apprendere dalle esperienze degli altri, per cercare insieme delle alternative e per iniziare a costruire il mondo che desideriamo…
Vieni anche tu con noi a…guardare il mondo da Larache.

Immagini stereotipate si susseguono in TV, sui giornali, si diffondono tramite il web, ci rincorrono quotidianamente e ci raggiungono creando pregiudizi sulle altre culture difficili da cancellare…pregiudizi talmente forti che talvolta degenerano in razzismo e xenofobia, talvolta si trasformano in sogni per i quali rischiare la vita.
Le attività che le associazioni Pateras de la Vida e Intersindical Canaria ci propongono per - detto con le parole di Soli d’Africa – “cambiare l’immagine dell’Europa in Africa e dell’Africa in Europa”, consistono in un campo estivo di 10 giorni che si svolgerà nel mese di Luglio nella cittadina di Larache (nel nord del Marocco), alloggiati nelle case delle famiglie della zona.
Il campo si struttura attorno a diversi assi di lavoro:
· Formazione e riflessione sulle tematiche dell’emigrazione e immigrazione
· Convivenza e relazioni interculturali … quest’anno ci sarà un triplice campo Spagna - Marocco – Italia, e non mancherà ovviamente l’aspetto ludico.. ;o)
In perfetta linea con le finalità di Soli d’Africa, tra gli biettivi specifici del campo incontriamo:
- Rafforzare la conoscenza reciproca tra i partecipanti provenienti dalle diverse sponde del Mediterraneo, per contrastare pregiudizi e false illusioni
- Consapevolizzare i giovani ed offrire una prospettiva diversa del fenomeno migratorio osservato dal punto di vista dell’emigrante.
- Potenziare reti di scambio, di comunicazione, di coordinamento e riflessione tra i partecipanti locali e internazionali.
- Promuovere una forma alternativa di viaggio, responsabile e positiva per il contesto locale.

PROGRAMMA 2010

Sabato 10/07/10
v 10.00-22.00: Accoglienza dei partecipanti nella sede dell’associazione e nelle rispettive famiglie Marocchine che li ospiteranno.
Domenica 11/07/10
v 10.00-13.00 : Assemblea Generale dei partecipanti per discutere e approvare il programma.
v 15.00-19.00 Conoscenza e dibattito aperto sulle esperienze delle associazioni presenti e dei singoli partecipanti.
v 21.00-00.00: festa di accoglienza.
Lunedì 12/07/10:
v 9.00-12.00: Visita alla ridente cittadina di Larache
v 18.00-20.00 : Discussione sulla situazione dei migranti subsahariani in Marocco:
v e poi animazione a cura di vari gruppi
Martedì 13/07/10:
v 9.00-13h00 : Attività con i bambini dei vari quartieri di Larache
v 15h00-18h00: Attività con famiglie ospitanti
Mercoledì 14/07/10: v Escursione a Chaouen e visita alla riserva naturale gestita dalla Associazione Ecologista “Talassemtant” .
Giovedì 15/07/2010
v 9.00-13.00 : Visita all’antica città romana di Lixus
v 17.00-18.00 : Incontro aperto sui movimenti di protesta «Esempi dal Mondo ».
v 18.00-200: Laboratori sui movimenti di protesta:
— Marocco
— America Latina.

Venerdì 16/07/2010
v 10.00-1800 : Attività sulla spiaggia (giochi con i bambini, pittura e realizzazione di murales, gare, pranzo collettivo)
Sabato 17/07/2010
v 9.00-1300 : Visita di solidarietà ad un villaggio di agricoltori “senza terra” (nelle vicinanze di Larache)
v 18h00-20.00: Dibattito aperto « La precarietà e la disoccupazione tra i giovani, dalla prospettiva spagnola e marocchina a cura dell’Asociación Nacional de Diplomados en paro Marruecos e di Intersindical Canaria.
Domenica :18/07/2010
v 9.00-13.30 : Chiusura dei preparativi del carnevale del quartiere di Guadalupe.
v 1700-20.00 : Sfilata di carnevale nella città di Larache.

Lunedì :19/07/2010 «Giornata della Donna»
v 9.00-13.00 : Dibattito sulle esperienze delle associazioni femministe in Marocco.
v 14.00-17.00 : Laboratorio sulle tradizionali attività femminili marocchine
Ø Uso dell’hennè
Ø Preparazione del cuscús per il pranzo
Ø Testimonianze di donne marocchine detenute per motivi politici nella sede del Foro Femminile nel quartiere di Guadalupe.
Ø A fine giornata chi lo desidera potrà assistere al Hamam
Martedì : 20/07/2010
v 9.00-10.30 : Colazione insieme
v 11.00-13.00 : Valutazione e considerazioni finali sul campo, prospettive e proposte per il futuro
v 21.00-00.00 : Festa di chiusura.

INFORMAZIONI PRACTICHE:

— VITTO E ALOGGIO:
I partecipanti saranno ospitati a casa delle famiglie della cittadina di Larache al costo di 10 €uro al giorno (pari a 100 Dirham marocchini) che saranno consegnati direttamente alla famiglia di accoglienza (preferibilmente alla padrona di casa)
— TRASPORTO PER RAGGIUNGERE LARACHE:
Saranno a carico di ciascun partecipante i costi e l’organizzazione del viaggio di andata e ritorno dalla propria città fino a Larache. Le associazioni promotrici offriranno tutte le informazioni possibili circa i mezzi di trasporto a disposizione. Parimenti saranno offerte tutte le informazioni necessarie sul luogo, gli usi e costumi, e tutto ciò che può essere utile per garantire un buon viaggio ai partecipanti. Il gruppo in partenza dall’Italia riceverà in seguito all’iscrizione tutte le informazioni ed il supporto possibile per i voli.
— TRADUZIONE:
Sarà costantemente disponibile la traduzione árabo-castellano-italiano, italiano-castellano-árabo
— QUOTA DI PARTICIPAZIONE: 50 Euro
Ai partecipanti è richiesta una quota di iscrizione di 50 euro da consegnare agli organizzatori il primo giorno di campo. Tale quota copre tutti i costi derivanti dal campo, comprese escursioni, pranzi collettivi, feste, materiale per i murales etc., ad eccezione del pranzo del giorno 14 che sarà a carico di ognuno. Sarà possibile consultare il prospetto dettagliato delle spese di ogni attività.
— ALTRI CONTRIBUTI VOLONTARI:
Coloro che lo desiderano e abbiano la possibilità, possono portare materiali utili per organizzare il carnevale: trucchi, vestiti in maschera, piccoli strumenti musicali…, etc.
— ATTIVITA' COMPLEMENTARI
A) Mostra Fotografica: Durante i giorni del campo sarà esposta una selezione di foto delle precedenti edizioni del campo (2007,2008 y 2009).
B) Lezioni di arabo: A seconda del numero dei partecipanti interessati, sarà possibile ricevere lezioni di del dialetto arabo marocchino.

Contatti
— munganowakucecilia@yahoo.it in italiano per info e iscrizioni
— Pateras_vida@hotmail.com in spagnolo o francese
— administración@intersindicalcanaria.com in spagnolo
— Teléfonos:
— Mohamed Balga: 00212665324148 in spagnolo o francese
— Lucy Rodríguez: 677915210 in spagnolo

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sabato 15 maggio 2010

MANANI AMANI - Wakenya tunaomba Amani

Gli “Spiriti della Pace”…questo è il significato della parola di origine Luhya “Manani Amani”, nonché l’essenza del gruppo musicale che da quasi due anni anima i quartieri periferici della capitale del Kenya.
L’idea di Manani Amani è nata da alcuni giovani dell’area di Kabiria - Dagoretti a Nairobi, allo scopo di educare le proprie comunità di origine, tramite la musica, alla pace ed alla riconciliazione servendosi di ciò che di più prezioso possiedono: il proprio talento.
I giovani di Manani sono compositori e poeti al tempo stesso ed uniscono la sperimentazione vocale ed il recupero della tradizione musicale e strumentale del Kenya a componimenti poetici di carattere sociale, canzoni e testi dedicati alla pace. E’ proprio la pace, l’elemento che, dopo la dura esperienza post-elettorale del Gennaio 2008, ha unito i membri di Manani, ragazzi Kenioti di differenti gruppi etnici e culturali, accomunati dal desiderio di creare un ambiente di convivenza sereno e una vera e propria cultura di pace tra i propri coetanei. “E’ stato così doloroso vedere la nostra stessa gente lottare l’una contro l’altra – ci spiegano- e ciò ci ha spinto a creare un gruppo come Manani”. La principale area su cui si concentra la loro azione consiste oggi nel sensibilizzare e formare i giovani, sempre esposti ad ogni sorta di abuso e potenzialmente esplosivi, al riconoscimento dei propri valori e responsabilità come futuri uomini, affinché diventino in grado di far rispettare e far prevalere la pace in situazioni conflittuali. “Come gruppo Manani Amani, cerchiamo di dare rilievo ai problemi che il nostro paese sta fronteggiando: dalla questione dei bambini di strada, all’uso giovanile ed infantile di droghe, dall’HIV/AIDS, al rischio di rapimenti di minori, dalle storiche ingiustizie terriere ai conflitti per l’accesso all’acqua, fino ai problemi economici della povertà e del lavoro.
Facciamo il possibile – ci spiega Stanley Didi, fondatore e cantante del gruppo - affinché i giovani ed i bambini di strada abbiano voce nella società: con le nostre prime campagne ci siamo impegnati appunto nel sensibilizzarli ai propri diritti proponendo un nuovo modo di far emergere i problemi e porli all’attenzione pubblica pacificamente. Noi come Manani Amani cerchiamo di fare del nostro meglio per mostrar loro che è possibile avere una vita normale, accompagnandoli in una sorta di reinserimento sociale, tramite la scoperta delle proprie abilità e del proprio talento, un percorso alla ricerca di una forma di auto-empowerment per la valorizzazione di sé stessi.
Grazie al contributo ed al patrocinio di Koinonia Community, del Kivuli Centre, di Africa Peace Point, IPSIA Kenya ed altri partner, organizziamo eventi, spettacoli teatrali, musicali e seminari per dare nuova luce ai valori culturali e morali della nostra tradizione e offrire ai giovani modelli alternativi per affrontare i problemi.”

Per chiunque volesse sostenere Manani Amani, o richiedere il loro ultimo album "Wakenya tunaomba Amani" può contattare noi o scrivere in inglese direttamente a Stanley Didi al suo indirizzo di posta elettronica: stanodidi2004@yahoo.com

mercoledì 3 marzo 2010

Il Ladro di Ombre


A soli 5 anni, Saïdou Dicko, piccolo pastore Peul nato in Burkina Faso nel 1979, imparò a disegnare guardando le ombre delle sue capre tracciate dal sole del Sahel. A 9 anni è andato a Ouagadogou per studiare, e per gioco ha creato un teatrino di ombre cinesi proiettandole sul muro del suo nuovo quartiere. Durante l’adolescenza Dicko ha fatto centinaia di lavoretti per potersi permettere i materiali necessari per continuare a dipingere e disegnare; finché nel 2003 è riuscito a vendere diverse opere e ad allestire una piccola galleria d’arte ricostruendo un’abitazione tradizionale Peul in cui espone i suoi quadri, realizzati unicamente con pigmenti e colori naturali.

Fu solo nel 2005 però che, partito per il Senegal per scoprire nuovi orizzonti, ha incontrato l’Arte della Fotografia che gli consente di condividere con il mondo intero la sua visione delle ombre:
“E’ stata l’Ombra che mi ha permesso di imparare a disegnare: è stata come la figlia di un vicino che veniva a farmi visita. E’ stata l’ombra a donarmi l’amore dei bambini, ed il desiderio di averne dei miei. Mi sono messo così alla ricerca di una donna, e l’ho incontrata, è la mia Pittura, con cui ho avuto molti figli: le mie Fotografie delle ombre. Chi dice che non è un bene fare molti figli? Sbagliatissimo, l’importante è pensare al loro futuro con anticipo. Io e la mia sposa ne abbiamo tanti e continueremo così..”
Dicko lo descrive come un grande amore, e infatti, proprio come ogni grande amore, la sua passione per le ombre è cresciuta con lui. La frenesia del mondo urbano, dopo l’infanzia in campagna lo ha portato nuovamente a restare incantato dalle ombre, ma in città anche la loro forma è differente e vano risulta per l’ombra urbana seguire il cittadino disinteressato che passa frettolosamente nelle strade. E così, nel tentativo di accarezzare i ricordi dell’infanzia, a Ouaga l’Ombra diventa per Dicko il legame tra il mondo contadino in cui è cresciuto e quello urbano con cui confrontarsi ogni giorno, nonché la protagonista indiscussa di tutti i suoi scatti. Rapidamente, senza nemmeno accorgersene, diventa per tutti il “Ladro di Ombre” – come lo ha soprannominato scherzosamente un amico…un nome suggestivo, che lo sta rendendo famoso ma che non si può togliere perché è lo stesso Dicko a sentirsi ladro: le persone non posano per lui, ma lui gli ruba l’ombra in un istante.
Oggi il nostro Ladro vive a Dakar, rubando le ombre delle persone e degli animali, a terra o sui muri della città. Sceglie per prima cosa lo sfondo, e poi cattura le silhouette dei passanti, le loro inclinazioni, posture, desideri, storie…talvolta le ombre assumono un aspetto naturalmente deformato dalla prospettiva che permette di fantasticare ancor di più…

Dopo vari riconoscimenti artistici e mostre in Europa, lo abbiamo incontrato in Mozambico in occasione della sua esposizione presso il CCFM di Maputo. Oltre che dalle foto, la mostra è arricchita da due tende all’interno delle quali sono ricostruiti fedelmente l’ambiente rurale Burkinabè e quello urbano di Gariibeu del Senegal, due tende all’interno delle quali ci si può accomodare guardando e ascoltando i video proiettati in piccoli schermi: si tratta di due installazioni la cui finalità è quella di compenetrare le immagini delle foto, come ci dice Dicko “il video permette di entrare nell’immagine e di raggiungere l’animo silenzioso della foto”.
Il Ladro di Ombre ci confessa di aver vagato molto e di aver così imparato che occorre tanta perseveranza per continuare lungo i sentieri intrapresi; “quando ho iniziato, non è stato facile”..e dopo una breve pausa ci ammonisce ricordando a tutti i giovani di talento che occorre sempre sentire sé stessi come artisti e proteggere in ogni modo la propria visione e la propria tecnica: “Anche se le persone non credono in te, si può sempre trovare in sé stessi una porta che apre nuovi scenari nel mondo..io ho bussato a varie porte, ma non mi sono lasciato influenzare, ed alla fine ho trovato la porta giusta che conduce al mio cammino personale.”

Per chiunque volesse contattare Saïdou Dicko per eventuali mostre o esposizioni, può scrivere in francese al suo indirizzo: disaou@hotmail.com

mercoledì 24 febbraio 2010

Sciopero dei Migranti

Cosa succederebbe se i quattro milioni e mezzo di immigrati che vivono in Italia decidessero di incrociare le braccia per un giorno? E se a sostenere la loro azione ci fossero anche i milioni di italiani stanchi del razzismo?

Primo marzo 2010 si propone di organizzare una grande manifestazione non violenta per far capire all'opinione pubblica italiana quanto sia determinante l'apporto dei migranti alla tenuta e al funzionamento della nostra società.
Questo movimento nasce meticcio ed è orgoglioso di riunire al proprio interno italiani, stranieri, seconde generazioni, e chiunque condivida il rifiuto del razzismo e delle discriminazioni verso i più deboli. Si collega e si ispira La journée sans immigrés: 24h sans nou, il movimento che in Francia sta organizzando uno sciopero degli immigrati per il 1 marzo 2010. Qui potete leggere il nostro manifesto programmatico.

http://www.primomarzo2010.it/

martedì 10 novembre 2009

Las Pateras de la vida

Nella piccola località di Larache, a sud di Tangeri, l’associazione “Pateras de la Vida” tenta, tra mille difficoltà, di denunciare i rischi, l’aspetto escludente e la precarietà che caratterizza l’emigrazione verso l'Europa.



La politica Europea di chiusura frontaliera e la scia di cadaveri che lascia dietro di sè nello Stretto, ha portato nel 2000 alla nascita dell’associazione Pateras de la Vida, “una risposta ai barconi della morte” come afferma il segretario generale Mohamed Balga.
Costituita da attivisti sindacali, femministe e difensori dei diritti umani, l’associazione nasce dalla convinzione che “l’emigrazione non è l’unico modo per vivere meglio, non c’è bisogno che si rischi la vita nei barconi per cercare una vita migliore. Ciò di cui c’è bisogno è coinvolgere i giovani nella democratizzazione del paese e ripartire la ricchezza nazionale secondo criteri di uguaglianza sociale.”

Come cercate di contrastare qui sul territorio l’immagine idilliaca che molte persone Marocchine hanno dell’emigrazione?
Attraverso la sensibilizzazione. Per esempio nel 2003, assieme all’Ass. per i Diritti Umani dell’Andalucia (Asociación Pro Derechos Humanos de Andalucía), abbiamo realizzato una campagna di sensiblizzazione in tutti i villaggi intorno a Larache, tramite visite settimanali, stand, cartelloni, senza nascondere la verità sulle morti. Abbiamo intervistato 500 persone in tale occasione, per la maggior parte giovani, per conoscere i motivi dell’emigrazione ed i programmi futuri nel caso volessero restare: il risultato è stato che il 63% degli intervistati dichiarò di essere disposto a partire immediatamente. Abbiamo proiettato video sulle condizioni disumane di lavoro nei campi di fragole in Almerìa o in ambito edile a Barcellona. Ma tutto ciò risulta inutile perchè quando termina la campagna di sensibilizzazione, si torna a sentirsi soli con i propri problemi, con i propri sogni, precarietà, frustrazioni...

Con la crisi economica, è cambiata un pò la percezione dell’emigrazione?
Molte persone che avevano il desiderio di attraversare lo stretto per raggiungere l’Europa stanno dventando coscienti del fatto che l’unica alternativa risieda nel proprio paese d’origine, e non in Europa che è un miraggio passeggero. Ciò tuttavia non significa che non partano più barconi, dal momento che l’emigrazione si è convertita in una cultura, una moda: possono anche interporre cavi di alta tensione, ma la gente continuerà ad attraversare lo stretto. Finchè non vi saranno risposte concrete, opportunità di una vita migliore, specialmente per i giovani, continuerà ad esistere il desiderio di partire. Quando tornano coloro che sono riusciti ad arrivare in Europa, mostrano un’immagine falsa, non raccontano la verità: non dicono che soffrono, che vivvono ammassati in 20 persone in pochi metri quadrati, mangiando male, in condizioni inumane. I mezzi di comunicazione Marocchini e Spagnoli non raccontano tutto ciò, ma mostrano solo i risultati istituzionali, l’impegno delle autorità, lo smantellamento di reti criminali, etc. e non parlano di ciò che avviene dopo essere sopravvissuti allo Stretto. E questa è una responsabilità imputabile a tutti.

A Larache che tipo di persone decidono di emigrare?
Attualmente c’è una consistente emigrazione subsahariana. Arrivano fino a Larache con mezzi di fortuna, e vivono in zone isolate, o in periferia dove passano il giorno mendicando. Poi quando riescono a mettere da parte il denaro sufficiente per partire, cercano un barcone diretto verso l’Europa da Tangeri. Adesso partono pochi barconi perchè le aspettative di riuscita si stanno riducendo e facendosi sempre più oscure.


Avete molte difficoltà nello svolgere il vostro lavoro politico in Marocco??
E’ pesante, subiamo l’azione delle autorità: ci sorvegliano, a volte diffamano persino il nostro lavoro. Per lavorare in maniera indipendente cerchiamo di rafforzare una rete di solidarietà che ci sostiente quando siamo perseguitati o vittime di abusi da parte della polizia.
Quest’anno ad esempio abbiamo organizzato per la terza volta l’Accampamento Internazionale di Larache, un appuntamento ormai noto. Gli ospiti Europei sono stati accolti da famiglie Marocchine. Così, piano piano si rompono gli stereotipi, è una maniera di conoscere la realtà e rafforzare la rete di solidarietà.
In Marocco invece facciamo parte di Chabaka (che in arabo significa per l’appunto rete) per la solidarietà e lo sviluppo che riunisce oltre 70 organizzazioni.
Lavorate anche con i minori?
Come associazione facciamo parte anche della Rete Statale di appoggio ai minori, perché riteniamo che circa 4000 se non addirittura 5000 bambini marocchini siano detenuti in differenti centri minorili nella più totale arbitrarietà. Molti piccoli emigranti vengono rimpatriati contro la propria volontà ponendoli in condizioni di pericolo alla frontiera o nei commissariati, senza nemmeno rintracciarne la famiglia. Quando riceviamo qualche segnalazione di rimpatrio forzato di minorenni, contattiamo le famiglie e ci rendiamo portavoce emettendo denunce qualora necessario.

Come percepisce lo sviluppo del Marocco e che ruolo riveste a tal fine la cooperazione internazionale?
Credo che non abbiamo alcun bisogno dell’elemosina Europea per lenire le ferite provocate da determinate politiche. Ciò che è fondamentale per lo sviluppo è l’essere umano. Puntiamo tutto sul preparare culturalmente e professionalmente uomini e donne da inserire nel cambiamento. Ciò che manca è un impegno politico nei confronti della popolazione per formarla ed eliminare la paura. Perché in Marocco c’è una cultura del terrore, c’è molta pressione contro gli attivisti. Credo che molte ONG lavorino solo per avere sovvenzioni e lucrino sulla cooperazione. In tutto il teatrino della cooperazione che fine fa l’obiettivo di rafforzare il tessuto associativo locale Marocchino? In Spagna molte associazioni si sono convertite in imprese, e noi?


Dall'intervista di Soraya González e Irene G. Rubio (Redacción/Larache, Marruecos)di Giovedì 17 de septiembre de 2009 pubblicata sul Número 109 del periodico Diagonal.

Per chiunque volesse contattare l'ass. "Pateras de la Vida" o richiedere informazioni sul prossimo campo estivo che si terrà a Larache, può scrivere in Francese o in Spagnolo al segretario dell'Associazione, Mohamed Balga, all'indirizzo e-mail pateras_vida@hotmail.com

lunedì 12 ottobre 2009

Per un mondo Interetnico




Eravamo in 200 mila. La testa del corteo era incazzata nera! E già, in tutti i sensi, i protagonisti sono stati loro, i MIGRANTI. Africani, Magrebini, Arabi, Asiatici, Latinoamericani, gente dell'est Europa e ... Italiani un pò in crisi sullo stato di appartenenza. Un coro unanime contro ogni forma di discriminazione e una richiesta precisa alle istituzioni: fermare l'operatività del "pacchetto sicurezza".

venerdì 17 luglio 2009

Walking Africa_Settimana di studio e lavoro.







Si è concluso anche quest'anno il consueto appuntamento del campo a cui SolidAfrica da tempo si dedica. Ecco qualche foto.