martedì 10 novembre 2009

Las Pateras de la vida

Nella piccola località di Larache, a sud di Tangeri, l’associazione “Pateras de la Vida” tenta, tra mille difficoltà, di denunciare i rischi, l’aspetto escludente e la precarietà che caratterizza l’emigrazione verso l'Europa.



La politica Europea di chiusura frontaliera e la scia di cadaveri che lascia dietro di sè nello Stretto, ha portato nel 2000 alla nascita dell’associazione Pateras de la Vida, “una risposta ai barconi della morte” come afferma il segretario generale Mohamed Balga.
Costituita da attivisti sindacali, femministe e difensori dei diritti umani, l’associazione nasce dalla convinzione che “l’emigrazione non è l’unico modo per vivere meglio, non c’è bisogno che si rischi la vita nei barconi per cercare una vita migliore. Ciò di cui c’è bisogno è coinvolgere i giovani nella democratizzazione del paese e ripartire la ricchezza nazionale secondo criteri di uguaglianza sociale.”

Come cercate di contrastare qui sul territorio l’immagine idilliaca che molte persone Marocchine hanno dell’emigrazione?
Attraverso la sensibilizzazione. Per esempio nel 2003, assieme all’Ass. per i Diritti Umani dell’Andalucia (Asociación Pro Derechos Humanos de Andalucía), abbiamo realizzato una campagna di sensiblizzazione in tutti i villaggi intorno a Larache, tramite visite settimanali, stand, cartelloni, senza nascondere la verità sulle morti. Abbiamo intervistato 500 persone in tale occasione, per la maggior parte giovani, per conoscere i motivi dell’emigrazione ed i programmi futuri nel caso volessero restare: il risultato è stato che il 63% degli intervistati dichiarò di essere disposto a partire immediatamente. Abbiamo proiettato video sulle condizioni disumane di lavoro nei campi di fragole in Almerìa o in ambito edile a Barcellona. Ma tutto ciò risulta inutile perchè quando termina la campagna di sensibilizzazione, si torna a sentirsi soli con i propri problemi, con i propri sogni, precarietà, frustrazioni...

Con la crisi economica, è cambiata un pò la percezione dell’emigrazione?
Molte persone che avevano il desiderio di attraversare lo stretto per raggiungere l’Europa stanno dventando coscienti del fatto che l’unica alternativa risieda nel proprio paese d’origine, e non in Europa che è un miraggio passeggero. Ciò tuttavia non significa che non partano più barconi, dal momento che l’emigrazione si è convertita in una cultura, una moda: possono anche interporre cavi di alta tensione, ma la gente continuerà ad attraversare lo stretto. Finchè non vi saranno risposte concrete, opportunità di una vita migliore, specialmente per i giovani, continuerà ad esistere il desiderio di partire. Quando tornano coloro che sono riusciti ad arrivare in Europa, mostrano un’immagine falsa, non raccontano la verità: non dicono che soffrono, che vivvono ammassati in 20 persone in pochi metri quadrati, mangiando male, in condizioni inumane. I mezzi di comunicazione Marocchini e Spagnoli non raccontano tutto ciò, ma mostrano solo i risultati istituzionali, l’impegno delle autorità, lo smantellamento di reti criminali, etc. e non parlano di ciò che avviene dopo essere sopravvissuti allo Stretto. E questa è una responsabilità imputabile a tutti.

A Larache che tipo di persone decidono di emigrare?
Attualmente c’è una consistente emigrazione subsahariana. Arrivano fino a Larache con mezzi di fortuna, e vivono in zone isolate, o in periferia dove passano il giorno mendicando. Poi quando riescono a mettere da parte il denaro sufficiente per partire, cercano un barcone diretto verso l’Europa da Tangeri. Adesso partono pochi barconi perchè le aspettative di riuscita si stanno riducendo e facendosi sempre più oscure.


Avete molte difficoltà nello svolgere il vostro lavoro politico in Marocco??
E’ pesante, subiamo l’azione delle autorità: ci sorvegliano, a volte diffamano persino il nostro lavoro. Per lavorare in maniera indipendente cerchiamo di rafforzare una rete di solidarietà che ci sostiente quando siamo perseguitati o vittime di abusi da parte della polizia.
Quest’anno ad esempio abbiamo organizzato per la terza volta l’Accampamento Internazionale di Larache, un appuntamento ormai noto. Gli ospiti Europei sono stati accolti da famiglie Marocchine. Così, piano piano si rompono gli stereotipi, è una maniera di conoscere la realtà e rafforzare la rete di solidarietà.
In Marocco invece facciamo parte di Chabaka (che in arabo significa per l’appunto rete) per la solidarietà e lo sviluppo che riunisce oltre 70 organizzazioni.
Lavorate anche con i minori?
Come associazione facciamo parte anche della Rete Statale di appoggio ai minori, perché riteniamo che circa 4000 se non addirittura 5000 bambini marocchini siano detenuti in differenti centri minorili nella più totale arbitrarietà. Molti piccoli emigranti vengono rimpatriati contro la propria volontà ponendoli in condizioni di pericolo alla frontiera o nei commissariati, senza nemmeno rintracciarne la famiglia. Quando riceviamo qualche segnalazione di rimpatrio forzato di minorenni, contattiamo le famiglie e ci rendiamo portavoce emettendo denunce qualora necessario.

Come percepisce lo sviluppo del Marocco e che ruolo riveste a tal fine la cooperazione internazionale?
Credo che non abbiamo alcun bisogno dell’elemosina Europea per lenire le ferite provocate da determinate politiche. Ciò che è fondamentale per lo sviluppo è l’essere umano. Puntiamo tutto sul preparare culturalmente e professionalmente uomini e donne da inserire nel cambiamento. Ciò che manca è un impegno politico nei confronti della popolazione per formarla ed eliminare la paura. Perché in Marocco c’è una cultura del terrore, c’è molta pressione contro gli attivisti. Credo che molte ONG lavorino solo per avere sovvenzioni e lucrino sulla cooperazione. In tutto il teatrino della cooperazione che fine fa l’obiettivo di rafforzare il tessuto associativo locale Marocchino? In Spagna molte associazioni si sono convertite in imprese, e noi?


Dall'intervista di Soraya González e Irene G. Rubio (Redacción/Larache, Marruecos)di Giovedì 17 de septiembre de 2009 pubblicata sul Número 109 del periodico Diagonal.

Per chiunque volesse contattare l'ass. "Pateras de la Vida" o richiedere informazioni sul prossimo campo estivo che si terrà a Larache, può scrivere in Francese o in Spagnolo al segretario dell'Associazione, Mohamed Balga, all'indirizzo e-mail pateras_vida@hotmail.com