mercoledì 15 ottobre 2008

Neo-razzismo


Il razzismo è ritornato di moda. Si avverte per le strade e nelle piazze delle nostre città. Oggi, però, a differenza del passato, questo sentimento non si basa più su discriminazioni di carattere ideologico (colore della pelle o presunta inferiorità) quanto su motivazioni molto più pratiche. L'immigrato viene classificato come colui che arriva nel nostro paese e causa dei problemi. Il fenomeno dell'immigrazione è vissuto come un intoppo al buon funzionamento della nostra società.
Nel sud Italia, dove la maggiore preoccupazione è quella del “posto di lavoro” il razzismo è alimentato soprattutto dal fatto che sempre più la manodopera umile e a basso costo viene affidata agli immigrati (raccolte agricole o servizi di pulizia). Al nord invece, dove il costume dell'accoglienza non si è mai distinto, si incriminano gli immigrati dei fatti più gravi (violenze e stupri) attribuendo loro l'esclusiva di tali fatti e mascherando la triste verità delle violenze domestiche mai denunciate. Poi, da sud a nord, l'immigrato è quello che ruba, spaccia, bivacca, ecc.
Nulla da dire, questi fatti sono veri ed alcuni anche molto gravi. Ma se si volessero contare gli episodi gravi commessi dagli immigrati e quelli commessi da italiani nei loro confronti probabilmente si scoprirebbero dati interessanti. In questa sede basta ammettere che con sempre maggiore frequenza e mai come in quest'ultimo periodo sembra ci sia in corso una vera e propria “caccia all'immigrato”.
Questa nuova idea si potrebbe definire neo-razzismo. Parte certamente dal rifiuto violento dell'altro ma, appunto, è spinta da motivazioni concrete e agisce concretamente. La cosa che maggiormente preoccupa è che si possono trovare forme di neo-razzismo ovunque e chiunque ne può fare parte. Così si possono trovare allo stadio durante una partita di calcio, all'aeroporto mentre si attraversa la dogana, ad un chiosco mentre rubi caramelle o all'ingresso della scuola mentre attendi l'inizio della lezione. E la politica che ci governa che fa? Scende in piazza anch'essa per manifestare a Pordenone il proprio “dissenso” verso la Campagna “Persone” che da aprile porta nelle città italiane l'Africa che non avrà più bisogno del nostro aiuto. Ma gli esponenti della lega questo evidentemente non l'hanno capito e neanche si sforzano a farlo. E' più semplice e populista urlare grida di battaglia rivolgendosi a noi dichiarando: ”Questa pagliacciata non andrà oltre. Muore sul Piave. Noi la fermeremo!” (Corriere della Sera,11.10.08).
Dunque, questa nuova ideologia non conosce classi bensì le include tutte. Si tratta di una “classe di pensiero” trasversale e in costante espansione. Ma come mai emerge proprio ora? Potrebbero esserci diversi motivi, la cui contingenza ha portato proprio ora a maturazione questo amaro frutto. Sicuramente la società del nostro paese non ha mai cancellato definitivamente i segni del fascismo e ancora oggi sono tanti i nostalgici più o meno dichiarati. Tuttavia, fino alle ultime elezioni politiche, il termine razzismo sembrava essere stato messo al bando dal comune sentire della società. Dopo l'ultimo avvicendamento, al governo del paese sono approdate personalità che sulle vicende del “ventennio” non hanno mai chiarito la propria posizione. Fatto sta che da subito la questione dell'immigrazione è stata inquadrata nelle politiche per la sicurezza del paese ed affrontata con un maggiore impiego di forze dell'ordine. Nel frattempo qualche partito di maggioranza propone di istituzionalizzare le cosiddette “ronde padane” con la funzione (affidata a volontari cittadini) di sorvegliare e difendere i quartieri delle città dagli immigrati. L'odio razziale sembra trovare legittimità dalle istituzioni mentre la spirale di violenze gratuite sembra non avere fine.
In tale situazione il celebre quesito “che fare?” ritorna quantomai attuale. Ogni persona di buona volontà dovrebbe porselo. La risposta non è semplice perché la questione è molto complessa, ma una cosa è certa, restare a guardare equivale ad essere complici!

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