Nella piccola località di Larache, a sud di Tangeri, l’associazione “Pateras de la Vida” tenta, tra mille difficoltà, di denunciare i rischi, l’aspetto escludente e la precarietà che caratterizza l’emigrazione verso l'Europa.
La politica Europea di chiusura frontaliera e la scia di cadaveri che lascia dietro di sè nello Stretto, ha portato nel 2000 alla nascita dell’associazione Pateras de la Vida, “una risposta ai barconi della morte” come afferma il segretario generale Mohamed Balga.
Costituita da attivisti sindacali, femministe e difensori dei diritti umani, l’associazione nasce dalla convinzione che “l’emigrazione non è l’unico modo per vivere meglio, non c’è bisogno che si rischi la vita nei barconi per cercare una vita migliore. Ciò di cui c’è bisogno è coinvolgere i giovani nella democratizzazione del paese e ripartire la ricchezza nazionale secondo criteri di uguaglianza sociale.”
Come cercate di contrastare qui sul territorio l’immagine idilliaca che molte persone Marocchine hanno dell’emigrazione?
Attraverso la sensibilizzazione. Per esempio nel 2003, assieme all’Ass. per i Diritti Umani dell’Andalucia (Asociación Pro Derechos Humanos de Andalucía), abbiamo realizzato una campagna di sensiblizzazione in tutti i villaggi intorno a Larache, tramite visite settimanali, stand, cartelloni, senza nascondere la verità sulle morti. Abbiamo intervistato 500 persone in tale occasione, per la maggior parte giovani, per conoscere i motivi dell’emigrazione ed i programmi futuri nel caso volessero restare: il risultato è stato che il 63% degli intervistati dichiarò di essere disposto a partire immediatamente. Abbiamo proiettato video sulle condizioni disumane di lavoro nei campi di fragole in Almerìa o in ambito edile a Barcellona. Ma tutto ciò risulta inutile perchè quando termina la campagna di sensibilizzazione, si torna a sentirsi soli con i propri problemi, con i propri sogni, precarietà, frustrazioni...
Con la crisi economica, è cambiata un pò la percezione dell’emigrazione?
Molte persone che avevano il desiderio di attraversare lo stretto per raggiungere l’Europa stanno dventando coscienti del fatto che l’unica alternativa risieda nel proprio paese d’origine, e non in Europa che è un miraggio passeggero. Ciò tuttavia non significa che non partano più barconi, dal momento che l’emigrazione si è convertita in una cultura, una moda: possono anche interporre cavi di alta tensione, ma la gente continuerà ad attraversare lo stretto. Finchè non vi saranno risposte concrete, opportunità di una vita migliore, specialmente per i giovani, continuerà ad esistere il desiderio di partire. Quando tornano coloro che sono riusciti ad arrivare in Europa, mostrano un’immagine falsa, non raccontano la verità: non dicono che soffrono, che vivvono ammassati in 20 persone in pochi metri quadrati, mangiando male, in condizioni inumane. I mezzi di comunicazione Marocchini e Spagnoli non raccontano tutto ciò, ma mostrano solo i risultati istituzionali, l’impegno delle autorità, lo smantellamento di reti criminali, etc. e non parlano di ciò che avviene dopo essere sopravvissuti allo Stretto. E questa è una responsabilità imputabile a tutti.
A Larache che tipo di persone decidono di emigrare?
Attualmente c’è una consistente emigrazione subsahariana. Arrivano fino a Larache con mezzi di fortuna, e vivono in zone isolate, o in periferia dove passano il giorno mendicando. Poi quando riescono a mettere da parte il denaro sufficiente per partire, cercano un barcone diretto verso l’Europa da Tangeri. Adesso partono pochi barconi perchè le aspettative di riuscita si stanno riducendo e facendosi sempre più oscure.
Avete molte difficoltà nello svolgere il vostro lavoro politico in Marocco??
E’ pesante, subiamo l’azione delle autorità: ci sorvegliano, a volte diffamano persino il nostro lavoro. Per lavorare in maniera indipendente cerchiamo di rafforzare una rete di solidarietà che ci sostiente quando siamo perseguitati o vittime di abusi da parte della polizia.
Quest’anno ad esempio abbiamo organizzato per la terza volta l’Accampamento Internazionale di Larache, un appuntamento ormai noto. Gli ospiti Europei sono stati accolti da famiglie Marocchine. Così, piano piano si rompono gli stereotipi, è una maniera di conoscere la realtà e rafforzare la rete di solidarietà.
In Marocco invece facciamo parte di Chabaka (che in arabo significa per l’appunto rete) per la solidarietà e lo sviluppo che riunisce oltre 70 organizzazioni.
Lavorate anche con i minori?
Come associazione facciamo parte anche della Rete Statale di appoggio ai minori, perché riteniamo che circa 4000 se non addirittura 5000 bambini marocchini siano detenuti in differenti centri minorili nella più totale arbitrarietà. Molti piccoli emigranti vengono rimpatriati contro la propria volontà ponendoli in condizioni di pericolo alla frontiera o nei commissariati, senza nemmeno rintracciarne la famiglia. Quando riceviamo qualche segnalazione di rimpatrio forzato di minorenni, contattiamo le famiglie e ci rendiamo portavoce emettendo denunce qualora necessario.
Come percepisce lo sviluppo del Marocco e che ruolo riveste a tal fine la cooperazione internazionale?
Credo che non abbiamo alcun bisogno dell’elemosina Europea per lenire le ferite provocate da determinate politiche. Ciò che è fondamentale per lo sviluppo è l’essere umano. Puntiamo tutto sul preparare culturalmente e professionalmente uomini e donne da inserire nel cambiamento. Ciò che manca è un impegno politico nei confronti della popolazione per formarla ed eliminare la paura. Perché in Marocco c’è una cultura del terrore, c’è molta pressione contro gli attivisti. Credo che molte ONG lavorino solo per avere sovvenzioni e lucrino sulla cooperazione. In tutto il teatrino della cooperazione che fine fa l’obiettivo di rafforzare il tessuto associativo locale Marocchino? In Spagna molte associazioni si sono convertite in imprese, e noi?
Dall'intervista di Soraya González e Irene G. Rubio (Redacción/Larache, Marruecos)di Giovedì 17 de septiembre de 2009 pubblicata sul Número 109 del periodico Diagonal.
Per chiunque volesse contattare l'ass. "Pateras de la Vida" o richiedere informazioni sul prossimo campo estivo che si terrà a Larache, può scrivere in Francese o in Spagnolo al segretario dell'Associazione, Mohamed Balga, all'indirizzo e-mail pateras_vida@hotmail.com
martedì 10 novembre 2009
lunedì 12 ottobre 2009
Per un mondo Interetnico
Eravamo in 200 mila. La testa del corteo era incazzata nera! E già, in tutti i sensi, i protagonisti sono stati loro, i MIGRANTI. Africani, Magrebini, Arabi, Asiatici, Latinoamericani, gente dell'est Europa e ... Italiani un pò in crisi sullo stato di appartenenza. Un coro unanime contro ogni forma di discriminazione e una richiesta precisa alle istituzioni: fermare l'operatività del "pacchetto sicurezza".
venerdì 17 luglio 2009
Walking Africa_Settimana di studio e lavoro.
sabato 6 giugno 2009
Diritti vs avidità: la lotta dei Boscimani continua - Un'altra Africa
Continua la resistenza dei boscimani per la difesa dei propri diritti contro i soprusi del governo del Botswana, che dal 1986 sta ricorrendo ad ogni mezzo per costringerli ad andarsene dal territorio su cui questo popolo di raccoglitori-cacciatori vive da 22 000 anni e poter così dare in concessione il sottosuolo a società straniere come la De Beers. Nonostante nel dicembre 2006, con sentenza della Corte Suprema del Botswana, il governo sia stato condannato per azioni
"incostituzionali" e "illegali" nei confronti dei boscimani, e nonostante siano state ufficialmente assegnate loro le terre in questione, i boscimani continuano a tutt'oggi, dopo secoli di soprusi e anni di battaglie legali, a dover lottare per poter vivere nel Kalahari Centrale.
Purtroppo questa incantevole area, è davvero troppo ricca. Oltre ai diamanti ora in ballo c'è anche un progetto per la costruzione di un villaggio turistico. E le strategie del governo si rinnovano nel silenzio. Non più solo arresti e torture, ma anche la negazione di accedere ai pozzi d'acqua e,il 20 maggio scorso, la confisca inaspettata da parte della polizia di tutto il bestiame della counità, unica fonte di sopravvivenza per un popolo privato della possibilità di cacciare. Intanto, nei pochi ettari di riserve loro assegnate, i nativi muoiono lentamente, nella più totale noncuranza della comunità internazionale che si ricorda della saggezza e dell'importanza di questo popolo millenario solo in occasione di safari spettacolari o documentari antropologici!
martedì 2 giugno 2009
AFRICAN PRIDE
"African Pride" by Buju Banton
(Ethiopia) Africans with African pride
(Somalia) Fighting to attain our rights
Want no more shedding of blood
For our nation to move forward
(Mozambique) Africans with African pride
(Zambia) Fighting to attain our rights
Want no more shedding of blood
For dis nation to move forward
Self help with inner motivation
Teach I to be self sufficient
Don´t want to depend on no one
For attainment of my bread
(Nigeria) Africans with African pride
(Ghana) Fighting to attain our rights
Want no more shedding of blood
For dis nation to move forward
(Zimbabwe) Africans with African pride
(Zaire) Fighting to attain our rights
Want no more shedding of blood
For dis nation to move forward ...
(Ethiopia) Africans with African pride
(Somalia) Fighting to attain our rights
Want no more shedding of blood
For our nation to move forward
(Mozambique) Africans with African pride
(Zambia) Fighting to attain our rights
Want no more shedding of blood
For dis nation to move forward
Self help with inner motivation
Teach I to be self sufficient
Don´t want to depend on no one
For attainment of my bread
(Nigeria) Africans with African pride
(Ghana) Fighting to attain our rights
Want no more shedding of blood
For dis nation to move forward
(Zimbabwe) Africans with African pride
(Zaire) Fighting to attain our rights
Want no more shedding of blood
For dis nation to move forward ...
mercoledì 20 maggio 2009
FotogrAfrica anche tu!!! Africa-Europa, Europa-Africa: zero distanze!
Tra le iniziative di Soli d'Africa c'è anche la mostra FotogrAfrica "Europa-Africa Africa-Europa ZeroDistanze", che portiamo nelle piazze in giro per l'Italia. La mostra inizialmente prevedeva foto dei nostri viaggi, delle nostre amicizie in italia, le testimonianze delle nostre esperienze. Ma da qualche mese abbiamo deciso di coinvolgere tutti voi: mandateci le vostre foto, in sintonia col tema della mostra, che spieghiamo di seguito. Noi le stamperemo e indicheremo il nome dell'autore con una breve didascalia fornita da voi, così sarete protagonisti di tante iniziative in giro per l'Italia e testimoni che le distanze tra due continenti di possono accorciare senza necessita di pacchetti sicurezza o sensazionalità ma nella semplicità dei rapporti quotidiani...
La Mostra FotogrAfrica "Europa-Africa Africa-Europa ZeroDistanze" vuole presentarsi mostrando immagini di incontro e di relazioni tra giovani africani e europei. Sono foto scattate sotto lo stesso cielo ma in posti, luoghi e nazioni diverse, troverete, infatti, foto scattate in Italia, di frammenti di giorni in Kenya, momenti trascorsi in compagnia in Mozambico, in Guinea Bissau e altro. L’incontro puro, vere relazioni, l’uno di fronte all’altro, uno accanto all’altro…Zero Distanze…Altre volte invece la Mostra è alla ricerca di quelle sfumature e incrinature che creano non solo distanze ma veri e propri abissi e lacune di rapporti paritari: dove la distanza non solo esiste ma sembra che il vero incontro venga a mancare dando false immagini di relazioni. Un viaggio tortuoso e complicato tra muri che spesso inconsapevolmente costruiamo, tra le distanze che riusciamo invece ad azzerare e tra la continua scoperta di nuove e forti relazioni.
Contatti mail: solidafrica2007@libero.it
Le foto partecipanti potranno essere state scattate in qualunque angolo del mondo,in momenti di convivialità in cui l'amicizia fa esplodere i vostri sorrisi,o in momenti di difficoltà,durante cene e gite insieme o attività più o meno faticose realizzate in comune fianco a fianco; oppure per strada quando si voltano le spalle al solito venditore,o si immortalano momenti di viaggi esotici ma con persone che nemmeno si conoscono solo perchè fa tanto United colors of benetton...Gli esempi sono infinti ma ogni foto avrà un significato particolare ed un valore speciale..sta a voi farcelo scoprire attraverso la semplicità di immagini quotidiane scattate all'improvviso o studiate ad arte con spirito di denuncia per tutte quelle volte che uno dei due continenti cerca di chiudersi...non importa che vi appaiono banali, se le avete scattate per cogliere di sorpresa i vostri amici, o per portarne il ricordo sempre con voi..
i motivi e le sfumature di ogni foto, sono preziosi e sono proprio ciò che ci farà volare da un un Paese all'altro, ricordandoci che una relazione vera fondata sulla conoscenza, sul rispetto reciproco (..e su molto altro ancora) tra Africa ed Europa è possibile, perchè noi tutti, i giovani di entrambi i continenti lo dimostriamo ogni giorno a chi ancora non vuole crederci!
Per partecipare, inviate al nostro indirizzo - solidafrica2007@libero.it - le vostre foto preferite, che rappresentano una o entrambe le categorie (incontro e non-incontro) indicando il luogo e la data dello scatto, il titolo che sceglierete per la vostra opera ed eventualmente una breve didascalia. Noi provvederemo alla stampa e vi manderemo la presentazione dell'intera mostra e le date delle future esposizioni in Italia...Il prossimo appuntamento è per Sabato 13 Giugno a Roma, in Piazza Farnese, all'interno della manifestazione "Italia Africa:riconosciamoci"...Vi aspettiamo!!!
La Mostra FotogrAfrica "Europa-Africa Africa-Europa ZeroDistanze" vuole presentarsi mostrando immagini di incontro e di relazioni tra giovani africani e europei. Sono foto scattate sotto lo stesso cielo ma in posti, luoghi e nazioni diverse, troverete, infatti, foto scattate in Italia, di frammenti di giorni in Kenya, momenti trascorsi in compagnia in Mozambico, in Guinea Bissau e altro. L’incontro puro, vere relazioni, l’uno di fronte all’altro, uno accanto all’altro…Zero Distanze…Altre volte invece la Mostra è alla ricerca di quelle sfumature e incrinature che creano non solo distanze ma veri e propri abissi e lacune di rapporti paritari: dove la distanza non solo esiste ma sembra che il vero incontro venga a mancare dando false immagini di relazioni. Un viaggio tortuoso e complicato tra muri che spesso inconsapevolmente costruiamo, tra le distanze che riusciamo invece ad azzerare e tra la continua scoperta di nuove e forti relazioni.
Contatti mail: solidafrica2007@libero.it
Le foto partecipanti potranno essere state scattate in qualunque angolo del mondo,in momenti di convivialità in cui l'amicizia fa esplodere i vostri sorrisi,o in momenti di difficoltà,durante cene e gite insieme o attività più o meno faticose realizzate in comune fianco a fianco; oppure per strada quando si voltano le spalle al solito venditore,o si immortalano momenti di viaggi esotici ma con persone che nemmeno si conoscono solo perchè fa tanto United colors of benetton...Gli esempi sono infinti ma ogni foto avrà un significato particolare ed un valore speciale..sta a voi farcelo scoprire attraverso la semplicità di immagini quotidiane scattate all'improvviso o studiate ad arte con spirito di denuncia per tutte quelle volte che uno dei due continenti cerca di chiudersi...non importa che vi appaiono banali, se le avete scattate per cogliere di sorpresa i vostri amici, o per portarne il ricordo sempre con voi..
i motivi e le sfumature di ogni foto, sono preziosi e sono proprio ciò che ci farà volare da un un Paese all'altro, ricordandoci che una relazione vera fondata sulla conoscenza, sul rispetto reciproco (..e su molto altro ancora) tra Africa ed Europa è possibile, perchè noi tutti, i giovani di entrambi i continenti lo dimostriamo ogni giorno a chi ancora non vuole crederci!
Per partecipare, inviate al nostro indirizzo - solidafrica2007@libero.it - le vostre foto preferite, che rappresentano una o entrambe le categorie (incontro e non-incontro) indicando il luogo e la data dello scatto, il titolo che sceglierete per la vostra opera ed eventualmente una breve didascalia. Noi provvederemo alla stampa e vi manderemo la presentazione dell'intera mostra e le date delle future esposizioni in Italia...Il prossimo appuntamento è per Sabato 13 Giugno a Roma, in Piazza Farnese, all'interno della manifestazione "Italia Africa:riconosciamoci"...Vi aspettiamo!!!
lunedì 18 maggio 2009
Giovani in azione per il futuro della Liberia – Un’Altra Africa
Puntando tutto su rispetto, dignità e motivazione, tanti giovani in Liberia hanno deciso di unirsi in una coalizione: la Coalizione dei movimenti della gioventù liberiana, organizzazione apolitica no-profit, il cui motto è "Partnering to Shape the Future of Liberian Youths Everywhere”.
Scopo della LYC, dall’acronimo inglese di Liberian Youth Coalition, è riunire, formare, ed offrire opportunità a tutti i giovani Liberiani in qualunque parte del mondo risiedano, per lottare contro la povertà, il "sottosviluppo" e l’instabilità politica.
Come ci ricorda il presidente Maxwell Gribsbay: “we need to be persistent in our actions and commitments to contribute to the development of our youths who are the future of Liberia”.
A dimostrazione del proprio impegno e perseveranza - mentre in Europa si moltiplicano gli spot semplicemente per invitare i giovani a votare alle Elezioni del Parlamento Europeo, che si terranno il 6 e 7 Giugno 2009 - in questi giorni la LYC sta manifestando per le strade e davanti al Parlamento di Monrovia per chiedere le dimissioni del Ministro della Giustizia, Philips Banks, dopo la recente apertura di un'inchiesta per "uso illegale" di 508.000 dollari americani: Richiesta, a quanto pare più che legittima, dato che i dollari (sottratti durante un arresto), sarebbero dovuti essere versati nelle casse dello Stato mentre invece pare che siano stati spesi in fantomatiche operazioni di sicurezza. Il Governo non si è ancora espresso a riguardo, ma certamente i Giovani membri della Coalizione continueranno nella loro opera per offrire un futuro migliore alla Liberia ed ai suoi figli.
venerdì 15 maggio 2009
Come un uomo sulla Terra
Dall'impegno di Riccardo Biadene, Andrea Segre e Dagmawi Yimer nasce il documentario "Come un uomo sulla Terra": per la prima volta in un film, la voce diretta dei migranti africani sulle brutali modalità con cui la Libia controlla i flussi migratori, su richiesta e grazie ai finanziamenti di Italia ed Europa.
Per pretendere la fine delle violenze e delle deportazioni arbitrarie, firmate la petizione on line che trovate sul blog di Come un uomo sulla Terra...
http://comeunuomosullaterra.blogspot.com/">
Come un uomo sulla terra
un film di Riccardo Biadene, Andrea Segre, Dagmawi Yimer
Regia di Andrea Segre e Dagmawi Yimer in collaborazione con Riccardo Biadene
con Fikirte Inghida, Dawit Seyum, Senait Tesfaye, Tighist Wolde, Tsegaye Nedda, Damallash Amtataw, Johannes Eyob, Tsegaye Tadesse, Negga Demitse
Musiche originali: Piccola Bottega Baltazar
Soggetto e Fotografia: Andrea Segre
Montaggio: Luca Manes (OFF!CINE) con la collaborazione di Sara Zavarise (ZaLab)
Collaborazione al soggetto: Stefano Liberti
Consulenza giornalistica: Stefano Liberti e Gabriele Del Grande
Consulenza storica: Alessandro Triulzi
Consulenza editoriale: Alberto Bougleux (ZaLab)Grafica: Marco Lovisatti
Postproduzione audio: Riccardo Spagnol
Traduzioni: Dagmawi Yimer, Riccardo Biadene, Mattia Bilardello
Per pretendere la fine delle violenze e delle deportazioni arbitrarie, firmate la petizione on line che trovate sul blog di Come un uomo sulla Terra...
http://comeunuomosullaterra.blogspot.com/">
Come un uomo sulla terra
un film di Riccardo Biadene, Andrea Segre, Dagmawi Yimer
Regia di Andrea Segre e Dagmawi Yimer in collaborazione con Riccardo Biadene
con Fikirte Inghida, Dawit Seyum, Senait Tesfaye, Tighist Wolde, Tsegaye Nedda, Damallash Amtataw, Johannes Eyob, Tsegaye Tadesse, Negga Demitse
Musiche originali: Piccola Bottega Baltazar
Soggetto e Fotografia: Andrea Segre
Montaggio: Luca Manes (OFF!CINE) con la collaborazione di Sara Zavarise (ZaLab)
Collaborazione al soggetto: Stefano Liberti
Consulenza giornalistica: Stefano Liberti e Gabriele Del Grande
Consulenza storica: Alessandro Triulzi
Consulenza editoriale: Alberto Bougleux (ZaLab)Grafica: Marco Lovisatti
Postproduzione audio: Riccardo Spagnol
Traduzioni: Dagmawi Yimer, Riccardo Biadene, Mattia Bilardello
lunedì 11 maggio 2009
The clever donkey - It is over!But now, nimechanuka uko mashakani..my time has come to stand for my rights!
Dal compositore, cantante e musicista del nuovo disco "Manani Amani" (presto in uscita anche in Italia), ci arriva da Nairobi una poesia che grida la ribellione dei più deboli contro l'umiliazione e lo sfruttamento quotidiano che subiscono, la presa di coscienza e l'alzarsi in piedi per i propri diritti, il sollevare la testa contro chi cerca di comprarli pagando miseramente il loro lavoro con un salario da fame o tentando di comprarne il voto come se la loro dignità valesse meno del denaro e degli agi dei propri sfruttatori che si sono arricchiti sulle sofferenze altrui.
Un determinato rifuto allo sfruttamento da leggere tutto d'un fiato per un respiro di speranza.."it is over...My time as come to stand for my rights"!!!!
THE CLEVER DONKEY
It is over! It is over! It is over! I said, it is over!
Today I am not going to work.
I said, am not working at all.
You have been using me the way you want.
Calling me, a stupid donkey.
Who doesn’t know his own rights?
You have been over working from morning to evening.
You have been giving me grass
While you eat meat and drink milk from my own sweat.
If you want to kill me, go ahead and kill me.
Because I said,
Am not going to change my mind.
I said, am not working at all.
You called me a fool donkey,
Mushamba wa mashambani
But now, nimechanuka uko mashakani
My time has come to stand for my rights
My rights as a poor donkey
Remember the day I started working for you,
You were very thing! Very thing! Like a needle!
Yes like a needle.
And now, you have grown rich and fatty
Look at your big belly, the way you dress.
This is because of me.
Stop pretending that you don’t know me
So go ahead and kill me if you like.
Because I said, I am not working at all.
I am still waiting for you,
To buy me for another term
The way you did last year
Just because am still a donkey?
You will see even if you buy me,
I said, am not going to work.And I will not stop to say…
By Stanley Didi
Un determinato rifuto allo sfruttamento da leggere tutto d'un fiato per un respiro di speranza.."it is over...My time as come to stand for my rights"!!!!
THE CLEVER DONKEY
It is over! It is over! It is over! I said, it is over!
Today I am not going to work.
I said, am not working at all.
You have been using me the way you want.
Calling me, a stupid donkey.
Who doesn’t know his own rights?
You have been over working from morning to evening.
You have been giving me grass
While you eat meat and drink milk from my own sweat.
If you want to kill me, go ahead and kill me.
Because I said,
Am not going to change my mind.
I said, am not working at all.
You called me a fool donkey,
Mushamba wa mashambani
But now, nimechanuka uko mashakani
My time has come to stand for my rights
My rights as a poor donkey
Remember the day I started working for you,
You were very thing! Very thing! Like a needle!
Yes like a needle.
And now, you have grown rich and fatty
Look at your big belly, the way you dress.
This is because of me.
Stop pretending that you don’t know me
So go ahead and kill me if you like.
Because I said, I am not working at all.
I am still waiting for you,
To buy me for another term
The way you did last year
Just because am still a donkey?
You will see even if you buy me,
I said, am not going to work.And I will not stop to say…
By Stanley Didi
"O molho de feijão que a minha mae preparou" - Un'altra Africa
“Imparare a vivere e non lasciare che la vita ci viva” è uno dei motti di Osvaldo Lourenço, menino de rua na rua, come è solito definirsi lo stesso Osvaldo…
Menino DE rua NA rua, perché dopo aver trascorso 6 anni per le strade di Maputo, capitale del Mozambico, e dopo aver ricevuto - grazie a Padre Vicente Berenguer che ha creduto in lui e nella sua sensibilità ed abilità poetica – l’opportunità di studiare e di avere un tetto sulla testa, Osvaldo è tornato in strada per mettere la propria esperienza, la propria formazione psico-pedagogica, e la propria casa, a disposizione di tutti i piccoli “desfavorecidos” che incontra.
Aperta a circa 80 bimbi e ragazzini di età compresa tra i 4 ed i 15 anni, la sua casa nel quartiere periferico di Matendene a Maputo è diventata in breve la Casa Comunitaria Infantile di Matendene, meglio conosciuta come “Molho de feijão que a minha mãe preparou”, espressione con la quale Osvaldo ama riferirsi a tutto ciò che le varie esperienze della vita ci offrono, mescolate assieme alla nostra buona volontà in un’unica e saporita zuppa, molho de feijão appunto, ovvero tutto ciò di cui si ha bisogno per imparare a vivere: la formazione intellettuale, personale e morale dei ragazzini di strada di Maputo, di bambini con disabilità fisiche e visive, e dei piccoli che avendo perso i genitori vivono con i nonni nel barrio di Matendene, costituisce difatti l’obiettivo dell’Associazione Muodjo di cui Osvaldo è presidente,
L’associazione, che aspira ad estendersi a livello nazionale nelle province di Beira, Tete, Zambezia ed Inhambane (essendosi guadagnata il sostegno della sposa del Presidente, dell’EDM, della Croce Rossa Mozambicana e del PIREP), organizza periodicamente:
- workshop ed eventi comunitari di sensibilizzazione per far sentire i piccoli accolti e non rifiutati dalla società;
- promuove attività culturali (sessioni di musica e danza tradizionale, pomeriggi con gli antichi canta-storie…);
- stimola la creatività dei bambini con varie attività artistiche (pittura, arte plastica, tecniche di riciclo di materiali di scarto, corsi in collaborazione con il Museo de Arte di Maputo);
- propone attività formative (corsi di lingua inglese ed informatica):
- ed opera quindi come “Scuola di risorse,formazione vocazionale ed abilità per la vita”…in sintesi: molho de feijão que a minha mãe preparou!
Menino DE rua NA rua, perché dopo aver trascorso 6 anni per le strade di Maputo, capitale del Mozambico, e dopo aver ricevuto - grazie a Padre Vicente Berenguer che ha creduto in lui e nella sua sensibilità ed abilità poetica – l’opportunità di studiare e di avere un tetto sulla testa, Osvaldo è tornato in strada per mettere la propria esperienza, la propria formazione psico-pedagogica, e la propria casa, a disposizione di tutti i piccoli “desfavorecidos” che incontra.
Aperta a circa 80 bimbi e ragazzini di età compresa tra i 4 ed i 15 anni, la sua casa nel quartiere periferico di Matendene a Maputo è diventata in breve la Casa Comunitaria Infantile di Matendene, meglio conosciuta come “Molho de feijão que a minha mãe preparou”, espressione con la quale Osvaldo ama riferirsi a tutto ciò che le varie esperienze della vita ci offrono, mescolate assieme alla nostra buona volontà in un’unica e saporita zuppa, molho de feijão appunto, ovvero tutto ciò di cui si ha bisogno per imparare a vivere: la formazione intellettuale, personale e morale dei ragazzini di strada di Maputo, di bambini con disabilità fisiche e visive, e dei piccoli che avendo perso i genitori vivono con i nonni nel barrio di Matendene, costituisce difatti l’obiettivo dell’Associazione Muodjo di cui Osvaldo è presidente,
L’associazione, che aspira ad estendersi a livello nazionale nelle province di Beira, Tete, Zambezia ed Inhambane (essendosi guadagnata il sostegno della sposa del Presidente, dell’EDM, della Croce Rossa Mozambicana e del PIREP), organizza periodicamente:
- workshop ed eventi comunitari di sensibilizzazione per far sentire i piccoli accolti e non rifiutati dalla società;
- promuove attività culturali (sessioni di musica e danza tradizionale, pomeriggi con gli antichi canta-storie…);
- stimola la creatività dei bambini con varie attività artistiche (pittura, arte plastica, tecniche di riciclo di materiali di scarto, corsi in collaborazione con il Museo de Arte di Maputo);
- propone attività formative (corsi di lingua inglese ed informatica):
- ed opera quindi come “Scuola di risorse,formazione vocazionale ed abilità per la vita”…in sintesi: molho de feijão que a minha mãe preparou!
Ma l’insegnamento più grande che i piccoli di Matendene possono ricevere, è racchiuso nel nome stesso dell’Associazione: Muodjo.
Muodjo rappresenta infatti quello spazio antropologico di oscurità in cui l’essere si auto-destina, determina e sprigiona tutte le proprie abilità che saranno poi necessarie per liberarsi, uscire dall’oscurità e vivere.
L’esperienza di Osvaldo dimostra a tutti che è possibile liberarsi e tornare a vivere; con il suo impegno sociale e la sua grinta, prova a grandi e piccini, ricchi e non, che nel momento in cui la società accoglie gli esclusi…”coisas maravilhosas vao a acontecer”..accadono cose meravigliose!
Per ulteriori informazioni, potete scriverci al nostro indirizzo
solidafrica2007@libero.it
o contattare direttamente Osvaldo al numero +258-824322197
mail: yosvaldoo@yahoo.com.br
venerdì 24 aprile 2009
giovedì 9 aprile 2009
giovedì 12 febbraio 2009
Viaggio responsabile in Kenya
Soli d'Africa guarda il Kenia come prossima meta da raggiungere. Si preparano per un viaggio. Cercano il modo, tra mille impegni, per liberarsi in quel periodo e fanno conti in tasca per raccimolare i soldi necessari. Manca ancora un pò di tempo alla partenza, ma la fase organizzativa è già partita. Da Nairobi i ragazzi del The Big Issue ci mandano la conferma di fattibilità. Per i biglietti la formula è: prima si prenotano, meno si pagano. Tante cose a cui pensare, ma la mente sembra essere già lì. Per molti di noi significa ritornare in quella terra e tra quella gente conosciuta al World Social Forum. Per altri significa conoscere il secondo, terzo, quarto...paese dell'Africa. Per chi non è stato ancora contagiato dal Mal d'Africa sarà La Sua Prima Volta!
Il viaggio comincia dalla città di Nairobi, per la precisione dai suoi piccoli e grandi insediamenti informali meglio conosciuti come baraccopoli o slum. Un breve corso di ki-swahili sarà in modo migliore per entrare in contatto con le realtà dei luoghi. Scaleremo (da principianti) il Kilimanjaro non solo per vivere una sfida fantastica alle pendici del monte più alto d’Africa, ma soprattutto per partecipare all’evento internazionale “Climb Kilimanjaro for peace” organizzato dai Ghetto Reporters del The Big Issue (mensile di giornalismo di strada). Il viaggio proseguirà alla volta della sorgente del Nilo per poi fermarsi due giorni nel posto dove ha avuto origine la specie umana: la Rift Valley. Come in ogni buon viaggio, gli ultimi giorni saranno dedicati al relax sulla costa dell’Oceano.
Programma
Il viaggio comincia dalla città di Nairobi, per la precisione dai suoi piccoli e grandi insediamenti informali meglio conosciuti come baraccopoli o slum. Un breve corso di ki-swahili sarà in modo migliore per entrare in contatto con le realtà dei luoghi. Scaleremo (da principianti) il Kilimanjaro non solo per vivere una sfida fantastica alle pendici del monte più alto d’Africa, ma soprattutto per partecipare all’evento internazionale “Climb Kilimanjaro for peace” organizzato dai Ghetto Reporters del The Big Issue (mensile di giornalismo di strada). Il viaggio proseguirà alla volta della sorgente del Nilo per poi fermarsi due giorni nel posto dove ha avuto origine la specie umana: la Rift Valley. Come in ogni buon viaggio, gli ultimi giorni saranno dedicati al relax sulla costa dell’Oceano.
Programma
4 sabato: Partenza; arrivo e sistemazione a Nairobi
5 domenica: Visita di Nairobi City
6 lunedì: Visita di Dandora e lezione di Ki-Swahili
7 martedì: Visita alla “Shalom house” centro ricerche di Amani; lezione di Ki-Swahili
8 mercoledì: Visita di Korogogho e passeggiata fino a Dandora; lezione di Ki-Swahili
9 giovedì: Visita di Mathare - lezione di Ki-Swahili
10 venerdì: Partenza da Nairobi alla volta del Monte Kilimanjaro
11 sabato: Scalata del Kilimanjaro
12 domenica: Ritorno a Nairobi
13 lunedì: Partenza per Kisumu; escursione in barca sul Lago Vittoria
14 martedì: Partenza per Naivasha; visita e sistemazione sul lago
15 giovedì: Visita della Rift Valley attraverso Hell’s gate National Park
16 venerdì: Partenza per Tiwi Beach sull’Oceano Indiano
17 sabato: Spiagge bianche, mare corallino e tanta pace!
18 domenica: Partenza per Nairobi
19 lunedì: Saluti e partenza per l’Italia
Durante tutto il viaggio saremo accompagnati da guide locali.
10 venerdì: Partenza da Nairobi alla volta del Monte Kilimanjaro
11 sabato: Scalata del Kilimanjaro
12 domenica: Ritorno a Nairobi
13 lunedì: Partenza per Kisumu; escursione in barca sul Lago Vittoria
14 martedì: Partenza per Naivasha; visita e sistemazione sul lago
15 giovedì: Visita della Rift Valley attraverso Hell’s gate National Park
16 venerdì: Partenza per Tiwi Beach sull’Oceano Indiano
17 sabato: Spiagge bianche, mare corallino e tanta pace!
18 domenica: Partenza per Nairobi
19 lunedì: Saluti e partenza per l’Italia
Durante tutto il viaggio saremo accompagnati da guide locali.
Caratteristiche dei viaggiatori: senso di avventura, adattamento e forte responsabilità sociale.
Periodo: 4-19 aprile 2009Costo: 1500 Euro
Partecipanti: massimo 10
Adesioni: entro il 28 febbraio
Info: http://www.solidafrica2007.blogspot.com/ solidafrica2007@libero.it 338 4874585 (martino)
venerdì 30 gennaio 2009
I giovani Ghetto Reporter del The Big Issue Kenya - Un'altra Africa
Mai sentito parlare di Ghetto Reporters?? Ebbene, i ghetto reporters sono loro, i giovani professionisti del The Big Issue Kenya.
Ghetto Reporters è un gruppo di giornalisti degli insediamenti informali di Nairobi (meglio noti come baraccopoli), che lavorano dal 2007 per diffondere l’informazione quotidiana nelle proprie comunità.
Sempre più spesso i media tendono ad ignorare tutta quella fascia di popolazione che vive per le strade, senza un tetto, che è esposta a pericoli di ogni genere, all’HIV ed AIDS e ad altri rischi sanitari, a discriminazione ingiustificata, a dipendenza da droghe, ed alla conseguente impossibilità di uscire da questa situazione mai scelta. Per quanto sia impossibile eliminare completamente simili problemi, si rende sempre più necessario denunciarne l’esistenza e spiegarne il significato profondo e le difficili implicazioni che comportano, per porre fine a questa "conveniente" povertà di notizie ed informazioni riguardanti gli slum.
E’ sulla base di questa esigenza che è nata The Big Issue Kenya, una rivista di strada ma anche e soprattutto un’organizzazione sociale impegnata nel campo dell’informazione e dell’auto-riscatto di disoccupati, senza tetto e di tutti gli emarginati della società.
Gli obiettivi principali del The Big Issue Kenya, consistono nel:
- Offrire opportunità di sviluppo, e di auto-impiego per permettere ad adulti emarginati di convertire la propria esclusione sociale in auto-sufficienza.
- Essere una piattaforma mediatica indipendente che promuove un’etica di responsabilità sociale. - Raggiungere una certa auto-sostenibilità organizzativa tramite attività sociali redditizie.
- Aiutare le comunità delle baraccopoli a sviluppare le proprie capacità
- Essere al servizio di organizzazioni internazionali impegnate in maniera innovativa negli slum di Nairobi
La principale attività dei Ghetto Reporter consiste nell’informare sugli avvenimenti quotidiani all’interno delle baraccopoli, che ciascun componente del gruppo rappresenta (Kibera, Korogocho, Mathare, Soweto Kahawa, Kangemi, Embakasi, Mukuru, Dandora, Kawangware, Mitumba, Kwa Njenga, Kwa Reuben, Kayole). I giovani reporter, infatti, raccolgono notizie negli slum e le riportano alle agenzie giornalistiche di cui sono partner (talvolta le pubblicano direttamente sul proprio sito all’indirizzo http://www.thebigissuekenya.org/) Le news e le informazioni, comprese statistiche, documentari e fatti del giorno, vengono pubblicate settimanalmente. Attualmente il gruppo conduce alla Radio Waumini un programma di 15 minuti, intitolato "Slums Diary", che va in onda ogni lunedì alle 21.30 riportando le notizie più importanti della settimana dalle differenti baraccopoli di Nairobi.
I membri di Ghetto Reporters stanno accumulando conoscenze approfondite ed una vastissima esperienza sul campo: sono dunque in grado di mettere le proprie capacità a disposizione di progetti di ricerca, al fine di produrre benefici concreti per la comunità ed aiutarla ad affrontare problemi complessi con un approccio partecipativo e critico.Tramite documentari fotografici, interviste e focus group per ricerche qualitative, racconti e storie orali, mappe di comunità e sondaggi, si affrontano temi delicati ma di cruciale e quotidiana importanza quali sfratti forzati, HIV/AIDS, Governance, e questioni legate alla riduzione della povertà con particolare attenzione ai giovani.
I Ghetto Reporters sono inoltre in prima linea nel restituire un’immagine dignitosa e sana agli insediamenti informali di Nairobi, per cui, in collaborazione con i residenti e con varie associazioni comunitarie di base, i nostri giovani giornalisti organizzano spesso momenti di pulizia comunitaria dei diversi slum, oltre a campagne ambientali con un occhio di riguardo alla questione dell'immondizia.
Da non dimenticare poi che Ghetto reporters, con il supporto di altri partner, si occupa anche di organizzare eventi per la comunità, come conferenze, campagne, forum per la pace, formazione, etc..tutte iniziative finalizzate ad offrire ai giovani della comunità l’opportunità di sfruttare il proprio talento partecipando ad attività sportive, artistiche e culturali.
La loro prossima impresa sarà la scalata del Kilimanjaro assieme a giovani di tutto il mondo..e con gioia, noi saremo al loro fianco!
Per ulteriori informazioni visitate il sito http://www.thebigissuekenya.org/ o tornate a trovarci su questo blog dove a breve pubblicheremo il programma dell’iniziativa Climbing Kilimanjaro for Peace – The Big Experience.
I nostri ringraziamenti e complimenti a Cosmas M. Nduva per Kibera, ed a tutti gli altri Ghetto Reporter: Lucy Kilonzo per Embakasi, Nicholas Wamae per Soweto Kahawa, Fred Adino per Dandora, Oluoch O. Japheth per Korogocho, Sarah A. Achieng per Mukuru Kwa Njenga, Elizabeth Nduva per Mukuru Kwa Reuben, Easther Thiong’o per Deep Sea, Nancy Adhiambo per Huruma, Martin Njuguna per Kibera, Kelvin Odhiambo per Kariobangi, Bernard Adera per Kariobangi, Stephen Waema per Kibera, Mercy Wanjiru per Korogocho, Danchris Ochieng per Kawangware, Paul Njogu per Mattare, Calystus Mutuku per Mattare.
mercoledì 21 gennaio 2009
NO AFRICOM a Napoli e Vicenza
Ci rendiamo conto che tante sofferenze sono dovute alle scelte militaristiche dei nostri governi?
Un esempio incredibile è l’annuncio fatto poco prima di Natale dal nostro Ministro degli Esteri Frattini, che AFRICOM, il supremo comando Americano per le truppe di terra e di mare per l’Africa, troverà posto a Napoli e a Vicenza.
Africom, creato dal presidente Bush e inaugurato il primo ottobre 2008 a Stoccarda, è guidato dal generale afro-americano William “Kid” Ward. Il generale ha speso il 2008 a cercare una base per questo Comando in Africa. Ma la forte azione diplomatica del Sudafrica contro la presenza di Africom nel continente, ha impedito agli USA di trovarla.
Come ultima chance gli americani hanno pensato di trovarla nel paese più vicino all’Africa, la Spagna ed esattamente a Rota (Cadice), ma Zapatero si è opposto. Non rimaneva che l’Italia! E il governo Berlusconi è stato ben felice di dare il benvenuto ad Africom a Vicenza e a Napoli. Il ministro Frattini ha anche detto che si tratta di “strutture di comando che operano nel quadro NATO”. Bugia! Il comando Africom è uno dei sei comandi unificati del Pentagono. Frattini ha inoltre dichiarato che non ci sono truppe da combattimento, ma solo componenti civili. Altra bugia! Africom ha come scopo la lotta al terrorismo e l’addestramento dei militari africani oltre alla protezione degli enormi interessi americani in Africa.
E proprio per potenziare Africom, gli USA hanno costituito due nuovi corpi: i Marines per l’Africa (MAFORAF) e il Diciassettesimo Stormo dell’aeronautica militare USA con il nome di AFAFRICA. Quest’ultimo opererà soprattutto da Vicenza e Sigonella, oggi la più grande base aerea nel Mediterraneo. Le forze armate USA hanno fatto già sapere che 750 militari verranno assegnati a Napoli e a Vicenza. Frattini ha anche detto che la scelta del governo è stata presa dopo aver informato i paesi africani che hanno espresso grande supporto per questa decisione! Strana democrazia quella del governo Berlusconi che tiene nascosta una tale decisione al Parlamento e consulta invece i governi africani!
Il nostro Governo dando il suo consenso a Washington contribuisce ad una nuova operazione di stampo neocoloniale mirante al controllo delle aree strategiche dell’Africa.
Le domande che sorgono sono molte e inquietanti sia per il nostro governo e parlamento, sia per le amministrazioni della Campania e di Napoli, sia per la chiesa italiana.
Governo e parlamento: in quali sedi e con quali procedure è stata presa questa decisione di grande importanza strategica? Perché il Parlamento italiano non è stato informato e non c’è stato nessun dibattito parlamentare? Il PD ha qualcosa da dire a riguardo?Oppure c’è un accordo bipartisan su tutto questo?
Regione Campania e Comune di Napoli: la regione campana, nella persona del suo presidente Bassolino, è stata almeno consultata? E la sindaca di Napoli, Rosa Iervolino, è stata almeno interpellata, dato che Africom sarà posizionato a Napoli?
Chiesa italiana: come mai che la CEI non ha alcuna parola da dire su scelte militaristiche così scellerate?
Come mai gli istituti missionari e le realtà missionarie laicali come la FOCSIV non reagiscono a decisioni militaristiche così gravi?Come facciamo ad inviare missionari, suore, laici in Africa se non denunciamo scelte come queste che rendono l’Africa sempre più schiava e sfruttata?
Alex Zanotelli, Napoli, 6/01/2009
Un esempio incredibile è l’annuncio fatto poco prima di Natale dal nostro Ministro degli Esteri Frattini, che AFRICOM, il supremo comando Americano per le truppe di terra e di mare per l’Africa, troverà posto a Napoli e a Vicenza.
Africom, creato dal presidente Bush e inaugurato il primo ottobre 2008 a Stoccarda, è guidato dal generale afro-americano William “Kid” Ward. Il generale ha speso il 2008 a cercare una base per questo Comando in Africa. Ma la forte azione diplomatica del Sudafrica contro la presenza di Africom nel continente, ha impedito agli USA di trovarla.
Come ultima chance gli americani hanno pensato di trovarla nel paese più vicino all’Africa, la Spagna ed esattamente a Rota (Cadice), ma Zapatero si è opposto. Non rimaneva che l’Italia! E il governo Berlusconi è stato ben felice di dare il benvenuto ad Africom a Vicenza e a Napoli. Il ministro Frattini ha anche detto che si tratta di “strutture di comando che operano nel quadro NATO”. Bugia! Il comando Africom è uno dei sei comandi unificati del Pentagono. Frattini ha inoltre dichiarato che non ci sono truppe da combattimento, ma solo componenti civili. Altra bugia! Africom ha come scopo la lotta al terrorismo e l’addestramento dei militari africani oltre alla protezione degli enormi interessi americani in Africa.
E proprio per potenziare Africom, gli USA hanno costituito due nuovi corpi: i Marines per l’Africa (MAFORAF) e il Diciassettesimo Stormo dell’aeronautica militare USA con il nome di AFAFRICA. Quest’ultimo opererà soprattutto da Vicenza e Sigonella, oggi la più grande base aerea nel Mediterraneo. Le forze armate USA hanno fatto già sapere che 750 militari verranno assegnati a Napoli e a Vicenza. Frattini ha anche detto che la scelta del governo è stata presa dopo aver informato i paesi africani che hanno espresso grande supporto per questa decisione! Strana democrazia quella del governo Berlusconi che tiene nascosta una tale decisione al Parlamento e consulta invece i governi africani!
Il nostro Governo dando il suo consenso a Washington contribuisce ad una nuova operazione di stampo neocoloniale mirante al controllo delle aree strategiche dell’Africa.
Le domande che sorgono sono molte e inquietanti sia per il nostro governo e parlamento, sia per le amministrazioni della Campania e di Napoli, sia per la chiesa italiana.
Governo e parlamento: in quali sedi e con quali procedure è stata presa questa decisione di grande importanza strategica? Perché il Parlamento italiano non è stato informato e non c’è stato nessun dibattito parlamentare? Il PD ha qualcosa da dire a riguardo?Oppure c’è un accordo bipartisan su tutto questo?
Regione Campania e Comune di Napoli: la regione campana, nella persona del suo presidente Bassolino, è stata almeno consultata? E la sindaca di Napoli, Rosa Iervolino, è stata almeno interpellata, dato che Africom sarà posizionato a Napoli?
Chiesa italiana: come mai che la CEI non ha alcuna parola da dire su scelte militaristiche così scellerate?
Come mai gli istituti missionari e le realtà missionarie laicali come la FOCSIV non reagiscono a decisioni militaristiche così gravi?Come facciamo ad inviare missionari, suore, laici in Africa se non denunciamo scelte come queste che rendono l’Africa sempre più schiava e sfruttata?
Alex Zanotelli, Napoli, 6/01/2009
mercoledì 14 gennaio 2009
Una cura per l'AIDS dalla Tanzania - Un'altra Africa
…"Ci meravigliamo ogni volta che sentiamo dire: "Questo medicinale manca", mentre nella maggior parte dei casi il rimedio della cui mancanza ci lamentiamo è lì, nel piazzale del dispensario o dell'ospedale. Quale è la sorpresa nel vedere che l'Africa continua ad acquistare medicinali all'estero invece di essere, come dovrebbe, uno dei grandi produttori ed esportatori di prodotti farmaceutici. In realtà, essa ha tutto sul suo territorio. Ciò che le manca sono dei laboratori di ricerca ben attrezzati e degli specialisti seri animati da un profondo spirito di scoperta."…
Dominique Traoré Vice Presidente dell’Institut Pasteur, Parigi 1965
Dominique Traoré Vice Presidente dell’Institut Pasteur, Parigi 1965
Una terapia per il cancro e l' Aids a base di foglie, cortecce e radici?
Pare che esista e, sebbene le piante curative necessarie siano ancora oggetto di ricerca ed analisi in Africa Orientale ed in Italia, lo dimostrano i numerosi casi in cui il virus regredisce, casi che si moltiplicano di settimana in settimana nel cuore della Tanzania.
A trovare la potenziale cura sono stati due guaritori tradizionali: Mama Fatume nota agli ospedali di tutto il Paese per la sua ricetta delle 41 piante, capace, appunto, di curare l' Aids, ed Elias, il guaritore Masai del villaggio di Ngarenanyki.
Entrambi, assieme ad altri esperti di medicina tradizionale sono stati ufficialmente riconosciuti dal governo della Tanzania ed ammessi ad esercitare liberamente grazie alle loro capacità diagnostiche e curative: nonostante molti guaritori siano analfabeti, hanno nozioni approfondite di anatomia e fisiologia; conoscono gli organi e il loro funzionamento e sono in grado di diagnosticare anche malattie complesse, tra cui alcune forme di cancro; ulteriore dimostrazione delle loro competenze è data dal fatto che scelgono piante che contengono gli stessi principi attivi utilizzati in farmacologia, ed in alcuni casi anche principi ancora sconosciuti. Ormai persino gli ospedali consigliano ai pazienti terminali di rivolgersi ai guaritori perché in Tanzania, medicina moderna e tradizionale stanno imparando a collaborare per migliorare il servizio sanitario nazionale, scambiandosi i pazienti per diagnosi e terapie.
La biodiversità e la pratica della medicina tradizionale, parte dell'eredità indigena, naturale e culturale, rappresentano un’opportunità di sviluppo per l’intero Paese, ed una fonte di speranza per tutto il Continente: diventa dunque di fondamentale importanza riuscire a tutelarle ed a promuoverle.
A tal fine è nato negli ultimi anni il progetto “Conservazione e Valorizzazione delle Risorse Fito - Genetiche e della Conoscenza Medica Tradizionale in Tanzania”, finanziato dal Ministero degli Esteri Italiano ed eseguito congiuntamente da CINS (Cooperazione Italiana Nord Sud) e AAF (Associazione Africa Futura). Nell’ambito di questo progetto è stato costruito ed attrezzato, nel villaggio di Ngongongare un laboratorio di ricerca allo scopo di catalogare e salvaguardare le piante usate dai guaritori tradizionali, creando una piccola attività commerciale - un vivaio gestito dalle donne del villaggio in cui coltivare e vendere le piante che oggi i guaritori raccolgono in natura, percorrendo anche centinaia di chilometri – e moltiplicando le possibilità tecnologiche, i metodi conoscitivi e di ricerca e le relazioni internazionali indispensabili per trasformare il potenziale originario basato sulla biodiversità e sulle conoscenze tradizionali ad essa associate, in concreta risorsa economica e sociale per l’intero Paese.
Per maggiori informazioni http://www.tanzaniabiodiversity.com/
Pare che esista e, sebbene le piante curative necessarie siano ancora oggetto di ricerca ed analisi in Africa Orientale ed in Italia, lo dimostrano i numerosi casi in cui il virus regredisce, casi che si moltiplicano di settimana in settimana nel cuore della Tanzania.
A trovare la potenziale cura sono stati due guaritori tradizionali: Mama Fatume nota agli ospedali di tutto il Paese per la sua ricetta delle 41 piante, capace, appunto, di curare l' Aids, ed Elias, il guaritore Masai del villaggio di Ngarenanyki.
Entrambi, assieme ad altri esperti di medicina tradizionale sono stati ufficialmente riconosciuti dal governo della Tanzania ed ammessi ad esercitare liberamente grazie alle loro capacità diagnostiche e curative: nonostante molti guaritori siano analfabeti, hanno nozioni approfondite di anatomia e fisiologia; conoscono gli organi e il loro funzionamento e sono in grado di diagnosticare anche malattie complesse, tra cui alcune forme di cancro; ulteriore dimostrazione delle loro competenze è data dal fatto che scelgono piante che contengono gli stessi principi attivi utilizzati in farmacologia, ed in alcuni casi anche principi ancora sconosciuti. Ormai persino gli ospedali consigliano ai pazienti terminali di rivolgersi ai guaritori perché in Tanzania, medicina moderna e tradizionale stanno imparando a collaborare per migliorare il servizio sanitario nazionale, scambiandosi i pazienti per diagnosi e terapie.
La biodiversità e la pratica della medicina tradizionale, parte dell'eredità indigena, naturale e culturale, rappresentano un’opportunità di sviluppo per l’intero Paese, ed una fonte di speranza per tutto il Continente: diventa dunque di fondamentale importanza riuscire a tutelarle ed a promuoverle.
A tal fine è nato negli ultimi anni il progetto “Conservazione e Valorizzazione delle Risorse Fito - Genetiche e della Conoscenza Medica Tradizionale in Tanzania”, finanziato dal Ministero degli Esteri Italiano ed eseguito congiuntamente da CINS (Cooperazione Italiana Nord Sud) e AAF (Associazione Africa Futura). Nell’ambito di questo progetto è stato costruito ed attrezzato, nel villaggio di Ngongongare un laboratorio di ricerca allo scopo di catalogare e salvaguardare le piante usate dai guaritori tradizionali, creando una piccola attività commerciale - un vivaio gestito dalle donne del villaggio in cui coltivare e vendere le piante che oggi i guaritori raccolgono in natura, percorrendo anche centinaia di chilometri – e moltiplicando le possibilità tecnologiche, i metodi conoscitivi e di ricerca e le relazioni internazionali indispensabili per trasformare il potenziale originario basato sulla biodiversità e sulle conoscenze tradizionali ad essa associate, in concreta risorsa economica e sociale per l’intero Paese.
Per maggiori informazioni http://www.tanzaniabiodiversity.com/
fonte Alessandra Viola - La Repubblica
foto da http://www.tanzaniabiodiversity.com/gallery.php
venerdì 9 gennaio 2009
E' in arrivo...FESPACO - le Festival Panafricain du cinéma et de la Télévision de Ouagadougou - Un'altra Africa
«L’Africa deve poter creare le sue proprie immagini, al fine di offrire a livello internazionale la sua visione del mondo. La proliferazione di antenne paraboliche porta immagini provenienti da altrove che sommergono il nostro continente e spesso forgiano i modi di pensare dei nostri giovani. Una nostra maggiore produzione cinematografica e audiovisiva permetterà alla cultura africana di raggiungere questa giovane generazione che ne ha bisogno».
Queste le parole con cui Baba Hama, delegato generale del FESPACO, il Festival Panafricain du cinéma et de la Télévision de Ouagadougou, ha presentato la scorsa edizione della manifestazione.
Il FESPACO, il più importante Festival del Cinema Africano, ogni due anni raduna in Burkina Faso i migliori registi del continente per un’affascinante competizione che celebra la cultura africana.
La biennale di Ouaga, ormai giunta alla XXI edizione, festeggerà quest’anno il suo 40° compleanno. Dal 1969 infatti anima le vie della capitale burkinabé con migliaia di registi, critici e giornalisti provenienti da tutto il Continente e non solo, e con oltre duecento film in gara, nella stessa intensa settimana, affronta temi molto importanti quali: il dilemma tra innovazione e tradizione, l’emancipazione femminile, il passato da non dimenticare, l’immigrazione, la storia, il desiderio di perdono e riconciliazione, il ruolo delle religioni nella società e le speranze della quotidianità.
Quest’anno il FESPACO si svolgerà dal 28 febbraio al 7 marzo sotto la direzione di Michel Ouedraogo, e contribuirà ancora una volta a promuovere, diffondere e tutelare la cinematografia Africana, intesa come mezzo d’espressione, educazione e coscientizzazione.
Per informazioni ed iscrizioni potete consultare il sito ufficiale del festival http://www.fespaco.bf/
Queste le parole con cui Baba Hama, delegato generale del FESPACO, il Festival Panafricain du cinéma et de la Télévision de Ouagadougou, ha presentato la scorsa edizione della manifestazione.
Il FESPACO, il più importante Festival del Cinema Africano, ogni due anni raduna in Burkina Faso i migliori registi del continente per un’affascinante competizione che celebra la cultura africana.
La biennale di Ouaga, ormai giunta alla XXI edizione, festeggerà quest’anno il suo 40° compleanno. Dal 1969 infatti anima le vie della capitale burkinabé con migliaia di registi, critici e giornalisti provenienti da tutto il Continente e non solo, e con oltre duecento film in gara, nella stessa intensa settimana, affronta temi molto importanti quali: il dilemma tra innovazione e tradizione, l’emancipazione femminile, il passato da non dimenticare, l’immigrazione, la storia, il desiderio di perdono e riconciliazione, il ruolo delle religioni nella società e le speranze della quotidianità.
Quest’anno il FESPACO si svolgerà dal 28 febbraio al 7 marzo sotto la direzione di Michel Ouedraogo, e contribuirà ancora una volta a promuovere, diffondere e tutelare la cinematografia Africana, intesa come mezzo d’espressione, educazione e coscientizzazione.
Per informazioni ed iscrizioni potete consultare il sito ufficiale del festival http://www.fespaco.bf/
martedì 6 gennaio 2009
Lettera da un folletto della foresta
Ambositra, 4 gennaio 2009
Non mi è bastato per niente potervi scrivere due righe di auguri per potere accomplire il mio compito e potermi congedare da voi, solo perchè a natale è consuetudine fare così...per raggiungere la sufficieza ma non il massimo, per essere soddisfatti ma non felici...viviamo in un mondo di comodo e le nostre vite cercano in ogni modo di recintarsi in questo spazio egoistico governato dalla pigrizia e mancanza di volontà...parole dure per chi ha voglia di interrogarsi perchè nel mondo esistono così tante ingiustizie e perchè noi non riusciamo a mettere un minimo di ordine in questo “sviluppo” che ci ha completamente esternato da ciò che è essenziale...potevo essere più simpatico scrivendovi due righe di auguri e felicitazioni per questo anno 2009 che verrà, ma se quest’anno che verrà deve essere uguale a quello che è passato senza che le persone che hanno sofferto possano soffrire un minimo di meno, senza che l’acqua dei mari e dei fiumi possa essere meno inquinata, senza che le foreste e la biodiversità che ci vive possano essere meno tartassate, allora preferisco dirvi chiaramente che il nostro modello di vita è la causa di tutto questo e che la nostra responsabilità non è minore di chi la sofferenza la provoca con la violenza...non sentiamoci estranei da tutto questo perchè non lo siamo e se pensiamo che lavorare otto ore al giorno ci esula dalla responsabilità di contrastare tutte le ingiustizie che ci sono nel mondo allora siamo nel torto, siamo vigliacci e saremo degli eterni infelici che tornano stanchi alla sera dal lavoro si accomodano sul divano a vedersi il mondo dalla televisione e a natale ci si ritorna a fare gli auguri di pace e di un felice anno nuovo...no, basta! Alziamoci, la felicità deve vedersi dai pori della nostra pelle, la gioia deve leggersi nello splendore dei nostri occhi e la pace deve essere gridata ai quattro venti fino a che non si stancheranno delle nostre grida...vogliamo un mondo diverso...affrontiamolo come possiamo questo nostro nuovo obbiettivo, ognuno con le sue possibilità e capacità...chi può dare 1 dia 1, chi può dare mille dia mille, chi può perdere la vita per una migliore la perda...non ci dobbiamo caricare di carichi troppo pesanti, carichi non nostri ed estranei ma dobbiamo combattere sui fronti che a noi sono più famigliari...svuotiamo le nostre dispense dai cibi che sappiamo avere impatti negativi sull’ambiente, svuotiamo il nostro corpo e i nostri pensieri dal superfluo, allontaniamoci dalle conversazioni inutili e incostruttive, dalle compagnie noiose e ignoranti, dalle abitudini abitudinarie e senza senso...limitarci nei nostri abusi non significa privarci del piacere di quella cosa ma dare alla cosa più importanza e gustarla molto di più al momento del suo consumo...non si deve approcciare la sobrietà per soffrire ma per dare maggiore valore alle cose...sapere che una persona del Madagascar non conoscerà mai il gusto del prosciutto o del parmigiano reggiano o dell’olio di oliva ci può fare riflettere sulla grandiosità del momento in cui noi possiamo gustare quelle cose...e come questi esempi per tutte le azioni che svolgiamo durante la nostra vita quotidiana, dal condurre l’automobile, dal guardare la televisione, dal prendere il treno, dall’andare al ristorante, dal comprare un vestito nuovo, dal farsi una vacanza al mare, in montagna o in un paese straniero, dal vederci un film al cinema, una partita di calcio, uno spettacolo a teatro, dall'abbracciare il proprio figlio, i propri genitori, la propria fidanzata, dal bersi un bicchiere d’acqua dal frigor, dal sedersi su di un water per fare i propri bisogni....tutto questo la maggior parte delle persone di questo mondo non possono permerresi di farlo! Non è lecito dare per scontato nulla ma tutto va analizzato nei suoi minimi particolari, perchè ogni nostra azione, ogni nostra abitudine e capriccio trovino in noi lo scoglio della loro analisi...coscientizzarsi per tutto e in tutto...chiedersi il perchè e per come...perchè io posso...perchè loro no...perchè costa tanto...perchè non costa niente...perchè per mangiare un cioccolatino devo scartare tre confezioni diverse e perchè per fare un bisogno in qualsiasi stazione italiana devo pagare dei soldi mentre urinare nel giardino della stazione è vietato?...perchè non ci sono più fontane nelle nostre città e perchè le sorgenti sono sempre meno? Perchè perchè e perchè?...quello che deve prevalere è il nostro orgoglio per scaravoltare quelli che i piedi ce li vogliono mettere in testa e mostrargli che possiamo anche fare senza di loro, perchè ai nostri perchè noi abbiamo trovato la nostra risposta che come dice un tipo di nome Thic Nhat Hanh “Ogni volta che respiriamo coscientemente, che facciamo un passo con consapevolezza, ogni volta che sorridiamo, contribuiamo positivamente alla pace, abbiamo fatto un passo verso la pace nel mondo" e i nostri perchè e la nostra coscentizzazzione ci devono solo aiutare a fare un passo verso la nostra gioia interiore che non sarà mai svincolata da tutti gli esseri sofferenti e indifesi che vivono su questa terra...viviamo e lottiamo insieme a queste persone. Pur non conoscendoci e pur essendo a migliaia di chilometri di distanza, abbiamo entrambi la sola umile e povera pretesa che il mondo sia un po meno peggiore di quello che era un secondo prima.
Iscriviti a:
Post (Atom)